Moschea a Bergamo, c’è l’ultimatum
Ma i due gruppi pongono delle condizioni

La pace è lontana, anche se nero su bianco le due parti del mondo islamico a Bergamo, attualmente in contrasto, hanno dichiarato di accettare l’«ultimatum» di Giacomo Angeloni, assessore all’Innovazione e delegato al «caso moschea».

Il rappresentante del Comune, viste le tensioni nate dopo la scissione all’interno del Centro islamico di via Cenisio – da un lato l’attuale presidente Saleh, dall’altro l’ex presidente Imad El Joulani e i suoi sostenitori, dai quali è nato un terzo gruppo, il Comitato musulmani di Bergamo – aveva proposto che a partire da martedì 26 aprile, il Comitato non pregasse più in strada né manifestasse in via Cenisio (i residenti sono esasperati), e che dal 6 maggio, dopo i lavori che il presidente ritiene necessari, la moschea gestita da Saleh, in via Cenisio, riaprisse i battenti a tutti senza alcuna restrizione.

L’assessore quindi avrebbe fatto da garante per i tre venerdì successivi al 6 maggio, inteso come periodo sperimentale, presenziando alla preghiera, e l’orario di apertura, concordato con la questura e «non negoziabile», era stato fissato dalle 11,50 alle 14, 25.

Il Centro di via Cenisio e il Comitato musulmani hanno risposto alla proposta di Angeloni in tempo (il termine fissato era ieri alle 18), ma la loro accettazione contiene diversi «ma». Il Comitato musulmani dice di accettare, ma pone diverse condizioni: «Dopo la riapertura definitiva gli orari del Centro tornino a essere condivisi e non quelli indicati nel nuovo regolamento del Centro», che «i venerdì di prova siano ridotti a due», ma soprattutto chiedono che «dall’alba di martedì 26 aprile (oggi ndr), sino alla riapertura definitiva del Centro culturale, ci venga assegnato un luogo alternativo, nelle vicinanze di via Cenisio, ove poter seguire le nostre 5 preghiere giornaliere». E, tra le altre condizioni, il Comitato vuole che il Comune si faccia supervisore di elezioni per «un unico rappresentante del Centro islamico scelto da tutti i fedeli indiscriminatamente, successivamente al loro ingresso nell’associazione di via Cenisio».

Da parte dell’attuale presidente di via Cenisio, e a nome di tutto il Centro – che ha inviato all’assessore anche documentazione in cui si ricostruisce la rottura con El Joulani e la successiva denuncia nei suoi confronti da parte del Centro per l’acquisto di uno stabile in via San Fermo con i 5 milioni di euro della Qatar charity foundation che, secondo Saleh, erano destinati a via Cenisio – l’accettazione degli orari proposti da Angeloni è senza condizioni, ma riguardo all’ingresso «aperto a tutti», Saleh sostiene che «l’elenco delle persone non gradite potrà essere anche ridiscusso, ma non eliminato: è impensabile che si possano accettare persone denunciate da noi o che si sono rese responsabili di atti violenti».

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