«Per i metalmeccanici
fine anno di lacrime e sangue»

La denuncia della Fiom. Aumenta ancora l’utilizzo della cassa integrazione nel mese di ottobre in Lombardia nel comparto metalmeccanico. I dati parlano di una crescita generalizzata in tutti i comprensori del ricorso a questo ammortizzatore sociale nelle medie e grandi aziende della regione.

Ad ottobre le ore di cassa integrazione sono state in totale 28.531.093, contro le 10.908.511 dello stesso mese del 2013, con un’impennata del 161,55% (considerevoli i rialzi sia a livello diimpiegati che di operai). Significativi i picchi anche per quel che concerne le tipologie di intervento, con una vera e propria esplosione della cassa in deroga aumentata del 243%. Si dimezza il ricorso alla cassa integrazione ordinaria (vanno in netta controtendenza Cremona e Mantova), mentre fa registrare il segno più quella straordinaria (boom a Varese e crescita significativa a Milano), che sale del 18%. Tra i distretti maggiormente «colpiti» dall’escalation della cassa in deroga troviamo invece Lodi, Milano e Pavia.

Considerando il dato anno su anno si assiste a una variazione minima delle ore di cassa integrazione, che si mantiene pressappoco stazionaria. Analizzando le tipologie di intervento, c’è un balzo della cassa integrazione straordinaria, che si attesta al 33%, mentre una diminuzione che sfiora il 32% della cassa ordinaria e quasi del 5% di quella in deroga. Tra le cifre più significative c’è il +598% di cassa integrazione straordinaria nel mantovano.

«Purtroppo si va verso una fine dell’anno ancora lacrime e sangue per i lavoratori», sostiene Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia. «Questi dati - continua Rota - sono rivelatori di un profondo disagio nell’ambito metalmeccanico e confermano che chi parla di soluzione della crisi non è in connessione con quello che accade realmente nel mondo del lavoro. Ogni posto di lavoro perso in questo periodo non si recupera più, pertanto occorre fare fatti, non proclami».

«Senza massicci investimenti pubblici e privati da parte degli imprenditori - conclude il segretario del sindacato delle tute blu - non si supera questa fase drammatica. Inoltre, destinare qualche spicciolo agli ammortizzatori sociali, come sta facendo il Governo non risolve nulla, c’è la necessità di trovare ulteriori risorse e di promuovere politiche di innovazione e di sviluppo per concorrere sui mercati».

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