Profondo rosso per l’autotrasporto
«Ci stanno spegnendo i motori»

Piccole e medie imprese di autotrasporto costrette a spegnere definitivamente i motori e altre che rinunciano a incarichi perché i costi superano i benefici.

Le associazioni bergamasche di categoria (Confartigianato Trasporti, Fita-Cna e Trasportounito) lanciano l’allarme e presentano le istanze sulle quali, a livello nazionale, chiedono attenzione e risposte dal Governo.

Non sembra, almeno allo stato attuale, che si profili uno sciopero a breve termine: «Sarebbe l’ultima ratio», ha affermato Pompilio Del Prato, presidente Fita-Cna Bergamo. Ma la situazione è nera, come emerge dai numeri presentati da Dario Mongodi (capoarea provinciale e consigliere regionale Confartigianato Bergamo): «Gli unici che tengono ancora nel mercato sono le imprese di autotrasporto del settore frigorifero, che servono l’agroalimentare. I mezzi legati al manifatturiero hanno avuto un calo del 40-50% e quelli dell’edilizia del 70%». Le associazioni chiedono «il riconoscimento di sconti sui pedaggi autostradali a carico dei concessionari e non dello Stato – si legge in un documento condiviso – con un meccanismo di detrazione diretta in fattura».

Tra i principali problemi vissuti nelle piccole imprese , ci sono la mancata certezza dei pagamenti, e i costi fissi (carburante e dipendenti), oltre alla giungla della burocrazia. «Il costo dei dipendenti delle aziende estere, come quelle rumene o polacche – ha spiegato Mongodi – sono un terzo dei nostri: compresi i contributi, loro spendono tra i 1.600 e i 1.850 euro, noi tra 4.500 e 4.700». C’è poi la questione del prezzo del gasolio, in Italia superiore ad altri Paesi. «Con la pressione fiscale italiana non siamo messi nelle condizioni di competere con gli altri Paesi. Lo Stato ci chiede di innovarci però se ci porta via l’85% del reddito, come facciamo a investire?», ha tuonato il rappresentante di Confartigianato.

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