Tante incognite per gli alpeggi
Ci vuole continuità di conduzione

Si prospetta una stagione densa di incognite per gli alpeggi delle montagne bergamasche. Le condizioni previste dagli enti locali per il rinnovo dei bandi di concessione infatti sono molto spesso penalizzanti per gli allevatori, costretti ad affrontare costi di gestione sempre più onerosi.

Si prospetta una stagione densa di incognite per gli alpeggi delle montagne bergamasche. Le condizioni previste dagli enti locali per il rinnovo dei bandi di concessione infatti sono molto spesso penalizzanti per gli allevatori, costretti ad affrontare costi di gestione sempre più onerosi.

«Per gli agricoltori di montagna gli alpeggi sono una risorsa importante - spiega Giovanni Giudici presidente dell’Associazione Provinciale Allevatori e dirigente di Coldiretti Bergamo -, pertanto bisogna evitare il gioco al rialzo sulle offerte previste dai bandi, una speculazione che fa lievitare pesantemente i costi a carico delle aziende agricole che rischiano nei mesi estivi di dover tenere gli animali nelle stalle di fondo valle, minandone l’economicità e la sopravvivenza, con ricadute pesanti sulla produzione di molti prodotti tipici e di eccellenza».

Secondo la Coldiretti bergamasca per evitare che le piccole aziende zootecniche di montagna subiscano forti contraccolpi è necessario che in fase di rinnovo degli accordi di gestione delle malghe venga garantito il diritto di prelazione dell’allevatore in scadenza di contratto, in modo da assicurare una certa continuità di conduzione, ed una durata del contratto stesso a medio termine, affinché l’azienda agricola possa fare le scelte imprenditoriali più opportune per la propria attività.

«Gli alpeggi, sono un centinaio quelli presenti sulle nostre montagne, fanno parte della nostra storia e della nostra cultura - continua Giudici -, ma soprattutto sono un patrimonio inestimabile per gli allevatori che portano le mandrie sui pascoli alpini nella stagione calda, per ridurre i costi di alimentazione e al tempo stesso assicurarsi una produzione improntata alla qualità e alla tipicità».

«È altrettanto importante che sugli alpeggi pascolino capi bovini, equini, ovini e caprini al fine di favorire un corretto ed equilibrato sviluppo della vegetazione alpina, a salvaguardia della biodiversità delle specie vegetali tipiche delle valli bergamasche. Per assicurare alle aziende che operano realmente in montagna, trecentosessantacinque giorni all’anno, la possibilità di fare un minimo di programmazione della loro attività è necessario che venga riconosciuta la qualifica di coltivatore diretto come requisito indispensabile per poter accedere ai bandi di attribuzione degli alpeggi».

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