Tute blu, è allarme rosso in Lombardia
«In 2 anni persi 20mila posti di lavoro»

Gli allarmanti dati della Fiom sul settore metalmeccanico . Nel 2016 nella Bergamasca 591 richieste di messa in mobilità.

Cipputi non abita più qui. «Lo scenario industriale in Lombardia desta molta preoccupazione. Negli ultimi tre anni ci sono stati in ambito metalmeccanico 20 mila esuberi. Soltanto 4827 nel periodo gennaio-dicembre 2016. Sono numeri allarmanti che parlano di una crisi che ha falciadiato un comparto e che non è stata mai realmente superata» rileva la Fiom. Rispetto al 2015, la flessione è stata di un migliaio di unità. Nel mese di dicembre 2016 ci sono stati 627 licenziamenti, di cui solo 176 nel distretto di Milano. Tra i territori più colpiti nel 2016, sicuramente Milano con 1374 richieste di messa in mobilità, a seguire le province di Varese (696), Lecco (654), Bergamo (591), Brescia (467), Monza Brianza (411), Como (247), Pavia (171). Fanalino di coda Sondrio.

«Ma è il confronto con il 2014 a rivelare un altro aspetto (8131 tra impiegati e operai metallurgici a essere messi in mobilità) che deve fare riflettere. La base produttiva del comparto a livello di imprese di medie e grandi dimensioni si è fortemente ridomensionata e il trend dell’anno appena iniziato non può fare dormire sonni tranquilli, per quanto riguarda il mondo delle tute blu. Del resto sono tante le situazioni delicate disseminate su un territorio che un tempo era la locomotiva d’Italia e d’Europa. Ad oggi i casi di AlstomGE Ferroviaria, Linkra, Belleli, Franco Tosi raccontano ancor di più le sofferenze del territorio lombardo, di fronte alla contrazione delle produzioni»

«Nessun segnale di ripresa – commenta Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia - i dati dimostrano la difficoltà dell’industria lombarda, priva ancora di un progetto di intervento sui settori in difficoltà. Sbagliato accontentarci solo di qualche ammortizzatore sociale per accompagnare i licenziamenti e di qualche altro aiuto sporadico. Senza un progetto non si recuperano i posti di lavoro persi e la ripresa rimane solo nelle parole».

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