Banche al sicuro
Un aiuto per tutti

Meglio tardi che mai. Il decreto che il Governo si appresta a varare per poter intervenire a sostenere una o più banche giunge in extremis, quasi fuori tempo massimo. Però arriverà, salvo sorprese dell’ultima ora, e consentirà di stendere una rete di sicurezza in caso di nuovi problemi per gli istituti di credito. Grazie a questo argine, si potrà interrompere il perverso circuito che avviluppa il pericolo di fallimenti e l’impossibilità di fare aumenti di capitale per scongiurare proprio i pericoli di fallimento. E così difendere i risparmi e riattivare il circuito del credito. Forse il fondo non servirà, se Monte dei Paschi di Siena riuscirà a reperire autonomamente i 5 miliardi di cui necessita.

Di sicuro non serviranno tutti i 20 miliardi previsti come limite di impegno, perché è improbabile che occorrerà attivare al massimo tutte le leve: le ricapitalizzazioni, le garanzie per la cessione dei prestiti in sofferenza, i cuscinetti di liquidità. Ma il fondo è utile di per sé proprio perché, esistendo un paracadute così imponente, gli investitori saranno rassicurati e faranno confluire più risorse verso le banche, scongiurando così proprio la necessità di apporti diretti dallo Stato.

Che non si tratterà di un regalo alle banche lo garantisce l’occhiuta e pervasiva supervisione dell’Europa, che ha già messo importanti e rigidi paletti, cosa che ha dimostrato di saper fare meglio di ogni altra. Infatti, non si potranno fare aumenti di capitale superiori alle prescrizioni della Bce e con questa risorse non potranno essere distribuiti dividendi neanche qualora si producessero utili.

Qualcuno si domanderà perché c’è bisogno di un sostegno pubblico quando si è ripetuto fino a ieri che il sistema bancario italiano è solido. Non c’è contraddizione fra le due cose. La solidità è dimostrata proprio dall’aver resistito sin qui, attraverso 8 anni di sfracelli finanziari e di grande depressione economica.

Il perdurare della crisi sta fiaccando anche i più robusti, e plaghe di vulnerabilità non mancano qua e là per la penisola. E se un punto cedesse, il contagio potrebbe travolgere anche i più robusti. Questa è la condizione di sistema in cui operano le banche, tale per cui un fallimento difficilmente resta isolato ma mina la fiducia anche negli altri intermediari. Ecco perché la rete di sicurezza andava predisposta prima di affrontare il confronto con il mercato da parte di MPS.

La seconda domanda che si faranno i cittadini è quali potranno essere le conseguenze per loro e se valga la pena di destinare ben 20 miliardi a questo intervento quando si fatica a trovare le risorse per la scuola, la sanità, i disoccupati.

La risposta è decisamente positiva, per più ragioni. Innanzitutto, come detto, è impensabile che si useranno davvero tutti quei soldi, e poi non si tratta di spese ma di investimenti in azioni o di mere garanzie, quindi di esborsi solo eventuali. Gli Usa hanno già rivenduto sul mercato le azioni delle banche che sottoscrissero all’indomani della crisi ritraendone enormi profitti per i contribuenti.

Ma il beneficio più grande è quello di tornare a far lavorare serenamente le banche, togliendole dal rischio continuo di shock di sistema che le chiamerebbe a nuovi e dolorosi interventi, sul capitale, sui dipendenti o sul credito.

Questo rischio blocca il credito e mette a rischio i depositi. Quindi ciò che tocca di più e direttamente i cittadini è che in questo modo i loro risparmi saranno molto più sicuri perché saranno affidati a banche molto più stabili. E, dall’altro lato, si riattiverà il circuito del credito per sostenere i consumi, gli investimenti, la quotidiana operatività delle imprese, soprattutto piccole e minime.

Ecco perché l’intervento andava fatto da tempo: sarebbe costato meno e avrebbe sostenuto di più l’economia reale.

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