Fascismo, prove d’intesa
tra Lega e Cinque Stelle

Alla fine, nel pieno di questa estate torrida e politicamente anche un poco inutile, è scoppiata pure la polemica sull’apologia di Fascismo. Motivo: il Movimento Cinque Stelle e la Lega si oppongono alla proposta di legge del Pd, in discussione alla Camera, che prevede pene severe per il reato di «apologia di Fascismo», che pure è già presente nel Codice, in ossequio al dettato costituzionale, sin dai tempi della vecchissima legge Scelba del 1953 e poi dalla più recente legge Mancino.

«È una norma liberticida che colpisce il diritto di opinione» è stata la reazione dei pentastellati e dei leghisti (che hanno così motivato il no nel voto in Commissione) all’iniziativa del deputato democratico Emanuele Fiano, esponente della comunità ebraica milanese e figlio di un deportato ad Auschwitz. Il segretario del Pd Matteo Renzi ha subito bacchettato i cinquestellati ricordando che liberticida era il Fascismo, non la legge che ne vieta l’apologia. «Almeno la storia dovreste conoscerla» ha concluso Renzi con evidente allusione alle gaffes di Luigi di Maio in varie materie scolastiche, a cominciare dalla geografia. «E allora vietiamo anche l’apologia di comunismo» ha ribattuto l’ex socialista Renato Brunetta, il capogruppo di Forza Italia che quando si tratta di litigare con Renzi non va tanto per il sottile.

Scontro durissimo, come si vede, anche un po’ surreale, e soprattutto venato di elettoralismo: nella ricerca spasmodica del voto dell’elettorato, sempre più vasto, scontento per via degli immigrati e desideroso di una politica «d’ordine», né il M5S né la Lega e nemmeno Forza italia si tirano indietro dal campo di battaglia, anche a costo di lasciar perdere i sacri principi della Repubblica, a cominciare dall’antifascismo.

In questo contesto, il Pd si riprende il ruolo di bastione anti-destre, e di unico partito veramente in grado di impedire che il potere vada a finire nelle mani di Beppe Grillo o di Matteo Salvini. Il leader della Lega non a caso, dopo mesi di polemiche, ha cominciato a lanciare segnali di dialogo verso i grillini con i quali, ha detto, dopo le elezioni un dialogo sarà possibile a partire da tematiche comuni come, appunto, il freno all’immigrazione e la cancellazione della legge Fornero. Una prospettiva che può essere bloccata solo da una vittoria del Pd in primavera o, in extrema ratio, da una larga coalizione che metta insieme Renzi e Berlusconi. Per opporsi ad una simile prospettiva, Cinque Stelle e leghisti hanno trovato un buon punto di contatto nel dire no alle leggi «liberticide» del Pd e della sinistra, e partire da lì per intrecciare buoni rapporti in vista di un incontro che per molti è fatale e inevitabile.

La proposta Fiano ha dunque involontariamente offerto agli avversari un vantaggio politico, un metro assai utile per misurare la colleganza sugli slogan più utili per una campagna elettorale vittoriosa.

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