Il Renzi furioso,
solo contro tutti

Neanche i dati Istat sull’occupazione sono riusciti, stando ai sondaggi, ad aumentare il buon ricordo del governo Renzi e del suo Jobs Act: le opposizioni, con un bombardamento di dichiarazioni ostili che hanno occupato i social network per ore, hanno provveduto ad azzerare l’effetto positivo che da quei dati il Pd si aspettava di veder scaturire. Niente da fare: quando si parla di un buon risultato renziano, pochi ci credono e pensano che si tratti di una «bufala», forse l’oggetto principale del deprimente dibattito politico contemporaneo specialmente nel nostro Paese (ma non solo).

Questo dei dati sull’occupazione è solo uno dei tanti elementi che ripropongono l’immagine di un leader solo, accerchiato dai nemici, avvicinato da alleati ora più provvisori e probabilmente pervaso da uno spirito di rivincita dalla sconfitta del referendum del 4 dicembre che, per converso, non fa che indebolirlo.

Per constatarlo, basta seguire una delle innumerevoli presentazioni del libro di Renzi «Avanti» pubblicato dalla casa editrice di sinistra per eccellenza come Feltrinelli, e destinato a segnare il rilancio della sua figura. «Avanti», tanto per inciso, è qualcosa che riecheggia da molto vicino il famoso «En marche!» di Emmanuel Macron, il giovane presidente francese che da settimane sta simpaticamente prendendo a calci l’Italia. «Ma di lui non riuscirete a farmi parlar male», ha avvertito Renzi l’altrogiorno, non rendendosi conto di esser l’unico in Italia a difendere il prepotente cugino d’Oltralpe. Non solo, mentre ovunque si sente rumoreggiare una opinione pubblica che chiede vendette per le iniziative di Parigi (nazionalizzare la Rete delle telecomunicazioni come risposta alla nazionalizzazione dei cantieri di Saint Nazaire?), Renzi alla Versiliana ha detto che «Macron cura legittimamente i suoi interessi» e che semmai il nostro problema è «la debolezza del governo italiano», ennesima stoccata a Paolo Gentiloni – cui sotto sotto l’ex premier rimprovera di non saper battere i pugni sul tavolo come faceva lui – e soprattutto dei ministri Carlo Calenda, ormai un nemico, e di Pier Carlo Padoan, decisamente un ex amico.

Ma questo non solo l’unico episodio. Un altro è stato scoprire che Silvio Berlusconi, attraverso Gianni Letta, sta trattando con Pierluigi Bersani sulla riforma elettorale per ottenere il premio di coalizione che gli consentirebbe di svincolarsi da Salvini, ma che a Renzi non piace perché lo considera contrario agli interessi del suo Pd. È vero che da Berlusconi una simile mossa era da aspettarsela: Renzi ha già vissuto un accerchiamento simile quando scoprì che il Cavaliere aveva concordato con D’Alema e Napolitano l’elezione di Giuliano Amato al Quirinale, e per questo virò bruscamente su Mattarella. Eppure la delusione è stata cocente.

Ma ancor più deludente è per lui carpire i segnali che dicono che all’interno del Pd i vari capicorrente che lo sostengono sono un po’ stufi della sua gestione troppo personalistica. Altro segnale: vari spin doctor, cioè consiglieri alla comunicazione, alla politica, alle pubbliche relazioni, e diversi giornali che lo avevano fortemente sponsorizzato ai tempi della gloria, cioè prima del referendum sulle riforme costituzionali adesso si defilano, prendono il largo quando proprio non si dissociano apertamente tornando magari a fare l’occhiolino chi a destra chi a sinistra.

Insomma, per sintetizzare: si stanno ricreando le condizioni che portarono Renzi a perdere il referendum – che all’inizio era certissimo che avrebbe stravinto –quando tutti, ma proprio tutti, si coalizzarono contro di lui. E le prossime elezioni Renzi dovrà affrontarle nello stesso modo. Lui lo sa ed evidentemente sente crescere dentro di sé un furore che in politica, come è noto, non è mai buon consigliere. È pur vero che Matteo ha dentro di sé delle risorse e un carisma che ad altri mancano, oltre a godere di un vantaggio obiettivo: è l’unico leader di centrosinistra presente sul mercato politico, tutti gli altri sono appena dei cartellini appesi ad un microfono.

E questa è già una prenotazione per Palazzo Chigi (nonostante tutti).

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