In una vecchia foto
l’Expo della violenza

di Giorgio Gandola
«Costruire e non soltanto ricordare», dice Matteo Renzi davanti ai vip dentro l’Expo neonata. Ma oggi a Milano, prima di costruire, è fondamentale ricordare per smettere di distruggere. Mentre i black bloc mettono a ferro e fuoco il quartiere Magenta, a due passi da Sant’Ambrogio e ad altri due dal Cenacolo di Leonardo, torna alla mente una fotografia scattata 38 anni fa proprio lì e che immortala un terrorista mentre spara contro le forze dell’ordine.

Il suo proiettile non andrà a segno, a differenza di quello di un suo compagno che stava «sbagliando» a pochi metri da lui e che avrebbe ucciso Antonino Custrà, giovane brigadiere al quale nessuno ha intitolato un’aula a Montecitorio.

Tutto come era stato previsto, manifestazione pacifica dei No-Expo dalla quale, a un certo punto, sono usciti gli incappucciati, parenti stretti di coloro che avevano incendiato Genova nel 2001, in seguito mezza Europa e più recentemente Francoforte. Nessuno li ha contrastati, questa volta la strategia del contenimento non ha funzionato.

Auto incendiate, negozi distrutti, il centro di Milano nel terrore. E tutto ciò in ossequio al diritto alla protesta; sarà difficile per le associazioni contrarie a qualunque cosa lamentarsi per la poca libertà di urlare al mondo il loro diniego.

Lo hanno fatto mentre Milano brucia, mentre quello che per sei mesi sarà il simbolo del nostro Paese è stato violentato nel più elementare dei diritti, quello di esistere. C’è poco altro da dire, mentre presto qualcuno comincerà a chiedere ragione al sindaco Pisapia di questo delirio urbano e ci sarà pure chi - dentro i talk show televisivi - proverà persino a giustificare la violenza gratuita con l’emarginazione.

Ci mancano molto le mamme di Baltimora. C’è una foto a ricordarci chi siamo stati, nello stesso posto, nella stessa città, 38 anni fa. Ma poiché il nulla porta al nulla, vogliamo ricordare un piccolo episodio di speranza. A un certo punto del corteo, un criminale incappucciato ha divelto un portabici pubblico (notoriamente arma letale del capitalismo). Poco dopo è passato di lì un gruppo di manifestanti Cobas che lo hanno rimesso a posto scuotendo la testa. Dopo l’indignazione e la vergogna, si può ricominciare da qui.

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