Innovazione e industria
l’uomo resta centrale

Affermare che l’innovazione deve mettere al centro la persona, concetto portante dell’assemblea di Confindustria Bergamo, che si terrà domani a Zogno, può sembrare un esercizio retorico, ma è in realtà saper cogliere l’essenza della sfida che riguarda il rapporto attuale tra società e industria. Non c’è innovazione vera se non c’è attenzione alla persona, che proprio nell’era del 4.0 può meglio profittare della rapidità ed efficienza delle macchine, per attivare le proprie risorse profonde, la propria umanità, ciò che nessun robot potrà mai assimilare.

Confindustria Bergamo, scegliendo questo profilo, conferma di credere nell’uomo e nell’innovazione, quest’ultima tanto importante per il nostro territorio che addirittura, con eccesso discutibile perché dispersivo, se ne vuole raddoppiare il luogo di incubazione e ricerca. Partendo comunque da questo valore, l’assemblea di Zogno apre anche un nuovo ciclo per Confindustria, segnando il primo passo pubblico di Stefano Scaglia, succeduto a Ercole Galizzi, in continuità con la leadership di una generazione di industriali radicati in provincia, non espressione di circoli chiusi ma formati da un’esperienza imprenditoriale molto classica per Bergamo: radici locali, visione mondiale.

E non è certamente solo un atto di omaggio ad una valle difficile, combattuta tra crisi e prospettive di sviluppo, aver scelto Zogno come luogo di svolgimento di questa assemblea aperta a tutti. Accendere i riflettori sulla Val Brembana significa infatti, per Scaglia, che opera proprio da quelle parti, segnalare che di isolamento si può morire, e se l’iniziativa privata è in grado di far crescere tesori di capacità imprenditoriale, ma anche di valorizzazione di un lavoro qualificato che non è necessario andare a rincorrere lontano, la mano pubblica deve saper vedere più in grande, con una politica di infrastrutture di ampio respiro, non interventi a pioggia di interesse locale. A poca distanza da Cms Industries, la fabbrica che ospita l’assemblea, c’è l’incompiuta della variante di Zogno, che strozza un’intera valle e ipoteca la grande svolta progettata da Percassi a San Pellegrino, ma non è senza significato che Scaglia abbia già alzato lo sguardo al di là delle sue montagne, scegliendo di parlare anche di altre infrastrutture necessarie. Opere senza le quali manca ossigeno alle valli bergamasche, anche quella Seriana, e che – in un’ottica più larga - riguardano la Pedemontana e in generale la necessità di aggirare l’ingorgo metropolitano di Milano, tappo talora insopportabile sull’asse ovest-est, che rallenta la possibilità di puntare direttamente sul cuore dell’Europa.

Uno dei compiti dell’associazionismo è dar voce autonoma alle esigenze dell’economia nel rapporto con la politica, e Scaglia, nelle sue prime uscite, ha dimostrato di esserne consapevole, senza bisogno peraltro di alzare la voce – come accadde in passato per il tuttora non risolto problema dello scalo merci – ma mettendo il dito sulle conseguenze delle strette finanziarie, di talune scelte di spesa e di certe riforme a metà, come quella che ha azzoppato l’operatività delle Province. Ci sono comunque le condizioni complessive per sostenere la nostra industria nella sua eccellenza di secondo distretto manifatturiero d’Europa, perché il dialogo con le istituzioni è comunque aperto e non pregiudiziale, e perché il sistema del credito è a Bergamo comunque più sano ed efficiente che altrove. Bergamo, insomma, può continuare ad essere un territorio da primati, anche per la sua vocazione all’export, che è stato il grande scudo contro la crisi.

La presenza a Zogno del presidente Boccia, un leader magari non mediatico ma di spessore e visione, indica anche una ripresa di visibilità di Bergamo nel sistema confederale, dopo un periodo in cui le scelte di schieramento interno hanno penalizzato Via Camozzi nel quadro di una redistribuzione del peso interno che ha attenuato il ruolo di Milano e dei lombardi più forti. Ma aver lasciato cadere l’appello iniziale del presidente di Assolombarda Bonomi per una sorta di «Lega delle associazioni del Nord» (altra cosa era stata l’idea dell’allora vicepresidente di Confindustria Moltrasio di coordinare le più grandi associazioni del manifatturiero), è indice che la Bergamo dell’industria vuol tornare protagonista in una dimensione nazionale. Lo conferma l’investimento da 20 milioni per la nuova sede al Kilometro Rosso, e il fatto che Confindustria Bergamo organizzi un futuro di lungo termine proprio qui è una buona notizia per tutto il nostro territorio.

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