Caserma di corsa?
Polemica vecchia

È davvero difficile immaginare una politica vicina alla realtà. E pensare che me ne occupo da oltre venti anni con sincera stima e ammirazione per chi decide di impegnarsi per la comunità.

Non fraintendete, non è la considerazione di un ingenuo, ma il frutto della convinzione che c’è qualcuno, e nonostante tutto sono tanti, che si spende per il bene comune. Anche la politica può essere una forma di volontariato. C’è chi la vive in questo modo. Capita però che proprio i politici riportino, purtroppo, alla loro realtà che non è quella della gente

La crisi economica, il dramma occupazionale, le preoccupazioni per il futuro dei figli, l’eccessiva pressione fiscale, questi sono soltanto alcuni degli ingredienti della quotidianità di molti, anzi direi di ognuno, di noi e non tanti dibattiti politici che hanno poco a che vedere con gli ostacoli di tutti i giorni.

Capita allora, per venire al punto di oggi, che l’attuale governo del comune di Bergamo, vuoi per impegno, vuoi per una fortunata congiunzione astrale, trovi la quadra su un paio di riqualificazioni urbanistiche di aree strategiche. Sulle ex caserme Montelungo-Colleoni e sull’area degli ex ospedali Riuniti (proprio ieri il CdA di Cassa depositi e prestiti ha approvato il relativo protocollo d’intesa) si è arrivati finalmente a una svolta. Era ora.

Il protocollo d’intesa viene presentato in pompa magna, l’amministrazione in carica ne raccoglie i meriti, titoli sui giornali e ospitate televisive. Qualcosa finalmente si muove a Bergamo. Ma la politica è confronto, è dibattito, alle volte costruttivo e, purtroppo, altre volte distruttivo. I tempi stringono, ci mancherebbe, dopo decenni di attesa cerchiamo di fare alla svelta, almeno quando qualcosa gira per il verso giusto. Così hanno pensato in molti.

Ma ecco che la politica colpisce ancora, non si smentisce mai, pare lo faccia apposta. Lasciamo spazio al dubbio. Sì perché il protocollo d’intesa approdato in consiglio comunale non trova il consenso sperato. Anzi, le minoranze lasciano l’aula dell’assemblea cittadina. Tempi troppo stretti e l’impossibilità di essere parte costruttiva attiva, le ragioni della scelta. Serve un tavolo di confronto, come se negli anni non se ne fossero fatti a sufficienza.

Gli emendamenti presentati in consiglio ci dicono invece che il tempo per pensarci c’è stato. Cito un collega che, qualche anno fa, scrisse che a forza di fare tavoli, quelli che la politica si inventa ogni volta che non è in grado di prendere una decisione, eravamo diventati tutti dei falegnami. Ma a noi, soprattutto oggi, non servono falegnami, ma persone capaci di decidere quando una cosa è buona.

Non mi interessa se presa da chi sta a destra o da chi sta a sinistra, ma che sia dalla parte della gente. Non è soltanto merito di Gori se si recupereranno due aree così importanti per Bergamo, ma lo è anche di Tentorio, di Bruni, di Veneziani, e se preferite faccio i nomi di tutti i sindaci della città, anche di quelli che a un intervento del genere ci hanno soltanto pensato, magari una sera a cena assieme alla moglie stanca di sentir parlare di politica. Pensiero subito accantonato perché ritenuto irrealizzabile.

E invece no, se non ne siete convinti ve lo dico io da osservatore esterno: la politica, tutta la politica, anche per una fortunata congiunzione astrale, è stata protagonista di questo risultato. E allora vi dico, quando è il momento di decidere fatelo, non perdete altro tempo. La vostra gente attende, da troppo tempo, le vostre decisioni.

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