Scadenze e proroghe
Disastro fiscale

Siamo a tre. Ben tre proroghe della scadenza prevista per comunicare i dati delle operazioni rilevanti ai fini Iva, il cosiddetto «spesometro». E non si tratta di proroghe per consentire agli operatori economici di produrre i dati chiesti con relativa calma. Si tratta invece di rinvii necessari per sopperire alle magagne di un sistema cervellotico, a causa del quale l’invio dei dati nelle modalità volute dal fisco diventa un’impresa quasi impossibile e, quando riesce, il sistema informatico ministeriale non è in grado di elaborarli. In realtà lo spesometro, che inizialmente si chiamava «elenco clienti e fornitori», doveva essere, quantomeno sulla carta, un adempimento abbastanza semplice: una comunicazione telematica delle fatture emesse e ricevute in un determinato periodo di tempo.

Questa comunicazione aveva originariamente lo scopo di fare emergere i soggetti che emettono fatture false al fine di individuarli in tempi celeri, prima che il danno erariale potesse assumere dimensioni incontrollabili. Fin qua tutto normale. Il problema è iniziato a sorgere quando i contribuenti si sono trovati di fronte a numerosi dubbi interpretativi, in quanto risultava impossibile determinare correttamente quali dati dovessero essere inseriti e quali no. In sostanza non si riuscivano a conciliare correttamente i dati chiesti dal sistema con la documentazione fiscale emessa dal contribuente.

Ma il problema non era limitato a questo. Presto ci si è resi conto che il sistema informatico «di interscambio» non era in grado di gestire l’elevato numero degli utenti e quindi tutto si bloccava. Gli operatori si trovavamo di fronte ad uno strumento inutilizzabile con l’ansia di non riuscire a rispettare la scadenza.

A questo si aggiunge il fatto che il sistema informatico proposto da Sogei era studiato veramente male. Inizialmente era addirittura possibile visionare i dati degli altri contribuenti semplicemente inserendo nel sistema il loro codice fiscale, con gravi ripercussioni in tema di privacy. A tal proposito, nella giornata di ieri, Sogei ha dichiarato di aver «disposto l’avvio di verifiche, che sono tutt’ora in corso, finalizzate ad individuare i soggetti che hanno avuto accesso a file non firmati da loro stessi pur non essendo stati delegati esplicitamente»; come a dire che la colpa dell’accaduto è del contribuente.

Purtroppo il nostro sistema fiscale ci ha abituato da tempo ad avere a che fare con scadenze che immancabilmente vengono prorogate all’ultimo; ormai è diventata una consuetudine alla quale, a malincuore ci si abitua.

E proprio questa «abitudine» consente al fisco di abusare della pazienza del contribuente arrivando a proporre proroghe al limite del ridicolo; è emblematico in tal senso il comunicato stampa del Mef emesso in data 20 luglio alle 15.50 con il quale il ministero prorogava la scadenza per il versamento delle imposte dei contribuenti soggetti agli studi di settore al…. 20 luglio!

Verrebbe da chiedersi a questo punto se è umanamente sostenibile avere a che fare con un sistema fiscale dove la tanto paventata collaborazione tra contribuente e fisco viene continuamente calpestata. L’amministrazione fiscale, in un Paese «evoluto» – o presunto tale - quale il nostro, dovrebbe essere propositiva e fornire tutti gli strumenti – possibilmente funzionanti - per adempiere alle comunicazioni di carattere fiscale in modo efficiente ed economico. Nel nostro caso l’amministrazione fiscale, non essendo in grado di fare tutto ciò, è costretta a posticipare le scadenze con delle proroghe che, in realtà, servono solo a se stessa. Il contribuente, come sempre, è la vittima e, a malincuore, è costretto ad adeguarsi. Per quanto ancora?

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