Scuola 5 Stelle
i conti sono sbagliati

Non è bastata l’intervista conciliante con «Avvenire» delle settimane scorse a frenare Beppe Grillo dallo scatenare un’offensiva contro uno dei temi che stanno molto cari al mondo cattolico: quello delle scuole paritarie. Sul suo blog ha ospitato un intervento di Pietro Rapisarda, dirigente scolastico dell’Istituto Beccari di Torino, una scuola professionale per i Servizi alberghieri e ristorazione. Il ragionamento di Rapisarda è quello noto: lo Stato anziché destinare fondi alle scuole paritarie dovrebbe investire di più sulle scuole pubbliche, in particolare quelle che secondo il preside torinese sono catalogare come scuole «di serie B»: cioè gli istituti professionali frequentati dai ragazzi delle periferie.

Rapisarda polemizza inoltre anche con i contributi che vengono chiesti alle famiglie ad inizio anno per sostenere il funzionamento delle scuole, comprese quelle dell’obbligo: sarebbero contributi che ledono il principio di gratuità dell’istruzione pubblica. Prima di Grillo e del suo dirigente scolastico era arrivata la giunta di Torino guidata da Chiara Appendino che aveva tagliato del 25% i contributi comunali alle scuole primarie paritarie.

Nelle posizioni grilline non c’è nulla di nuovo rispetto a tante polemiche del passato. L’unica differenza consiste nella sostituzione del consueto armamentario ideologico con quello più grezzo di stampo populista. In ambedue i casi prevale un grande pressapochismo economico: infatti non si capisce che la penalizzazione, con conseguente riduzione, delle paritarie si tradurrebbe in un aumento di costi per lo Stato e non viceversa. Infatti lo Stato dovrebbe farsi carico di un numero aggiuntivo di studenti, la cui istruzione oggi è in gran parte sulle spalle delle famiglie (che non a caso pagano rette a volte anche salate). I conti sono presto fatti: ogni studente nelle scuole pubbliche costa allo Stato circa 7mila euro, invece per ogni studente che frequenta le paritarie lo Stato stesso assicura un contributo di circa 500 euro. C’è insomma un «risparmio» di 6.500 euro, che moltiplicato per il numero dei frequentanti (oltre 600 mila) porta a cifre da finanziaria. Il Sole 24 ore ha calcolato che «la statalizzazione degli allievi paritari costerebbe alla collettività tra i 4 e i 6 miliardi di euro». Altro che ricavare i fondi per attrezzare le scuole di periferia, come sogna il buon preside grillino Rapisarda. Quelle scuole dovrebbero al contrario augurarsi che le paritarie non solo resistano ma addirittura crescano...

Il blog di Grillo, per quanto lanciato con il consueto stile, cioè sollecitando in modo teatrale gli istinti più populisti, non ha scaldato più di tanto gli animi degli utenti. I commenti sono pochi e tutti molto svagati. Le condivisioni su Facebook fiacche. A questa tiepidezza di reazioni va aggiunto un altro elemento: pochi giorni fa Grillo aveva sostenuto in un’intervista al Corriere della Sera che «molti cattolici si riconoscono nel suo programma». Non erano parole dette a vanvera, perché obbediscono ad una logica di allargamento di consensi. Com’è possibile allora che a distanza di qualche ora il leader pentastellato congegni una sortita così ostile proprio nei confronti dei cattolici? Sembrerebbe un comportamento schizofrenico, invece è un comportamento fisiologico. Il movimento infatti raccoglie voti sulla base di un’indignazione diffusa e a volte dilagante contro la politica e contro l’establishment economico e mediatico. Così diventa un contenitore di posizioni, sensibilità e culture molto differenti. Lo si è visto anche nella recente polemica contro gli interventi delle Ong a salvataggio dei migranti: un sondaggio ha rivelato che sulla questione i votanti grillini erano spaccati a metà. Se si facesse un analogo sondaggio rispetto alla polemica lanciata contro le scuole paritarie, il risultato sarebbe con ogni probabilità simile. Ne deriva la sensazione che rispetto ai contenuti i 5 Stelle siano un aggregato di posizioni eterogenee. Il giorno che andassero al governo sarà dura conciliare queste polarità inconciliabili...

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