Se viene frainteso
il mistero dell’amore

Sono 60 dall’inizio dell’anno. Sessanta donne uccise dai rispettivi partner che non hanno accettato il fatto di vedersi rifiutati. Sessanta donne uccise con i modi a volte più barbari e selvaggi come è accaduto a Vania Vannucchi, l’infermiera di Lucca, morta ieri dopo che il suo pretendente le aveva gettato addosso una tanica di benzina e le aveva dato fuoco. Cosa si nasconde dietro il ripetersi così frequente di questi terribili soprusi nei confronti delle donne? Mercoledì il presidente del Senato Pietro Grasso ha commentato con parole di una durezza inedita l’omicidio di Lucca.

«Spero che non si usino più, raccontando queste storie, termini ambigui e giustificatori come raptus, gelosia, disagio, rifiuto», ha detto. «Sono solo squallidi criminali e schifosi assassini». In effetti davanti a questa tipologia di delitti si è portati all’inizio a provare una senso di orrore e ad avere reazioni di sdegno; poi con il passare dei giorni lo sdegno si allenta e si inizia a prestare attenzione ad elementi e a dettagli che in qualche modo pretendono di spiegare come si sia potuti arrivare a compiere simili gesti.

Le parole drastiche di Grasso vogliono farla finita in qualche modo a questo tipo di approccio. E togliere così ogni alibi, per tornare a quella che è la realtà di una prepotenza maschile che sconfina nella bestialità. Ha detto Giulia Buongiorno, avvocato penalista e fondatrice di Doppia difesa, associazione contro la violenza di genere fondata con Michelle Hunziker, che sino a pochi decenni fa esisteva l’attenuante per delitto d’onore, e oggi bisognerebbe al contrario inserire nel codice penale «l’aggravante per delitto d’onore» per quegli uomini che commettono un delitto non accettando di ricevere un rifiuto da una donna. Perché ha detto l’avvocato, bisogna entrare nell’ordine di idee che un fenomeno questo può essere arginato.

Infatti alzare il livello dello sdegno deve servire anche a trovare contromisure per fermare questa interminabile catena di femminicidi. La stessa Buongiorno ha stigmatizzato il fatto che in questo governo sia sparito il ministero delle Pari opportunità, leggendo questa scelta come un allentamento dell’attenzione verso le questioni femminili. «Sembra quasi che non ci si renda conto della gravità del fenomeno», ha detto. C’è poi la questione dei tagli che hanno depotenziato l’attività dei centri antiviolenza, dove le donne possono rivolgersi in caso si sentissero indifese o in pericolo. Scelta grave, anche se sarebbe sempre bene verificare la reale efficacia di questi centri.

Ma forse il punto più importante per un’azione preventiva sta nel ripensare quella che usiamo chiamare «educazione sessuale». Lo aveva sottolineato giustamente qualche tempo fa lo psicoanalista Massimo Recalcati. «La battaglia culturale contro la violenza di genere non può non passare da un ripensamento dell’educazione sessuale come educazione della sessualità al mistero dell’amore», aveva scritto. Perché alla radice dei delitti a cui assistiamo c’è ancora una visione di prepotenza maschile che nessun percorso di liberazione della donna ha di fatto intaccato.

Alla radice c’è un equivoco profondo sulla relazione che viene vissuta come esperienza di possesso e non come amore per la differenza che la donna porta con sé. Quando non si capisce e non si accetta questa differenza, prevale l’odio rabbioso, la violenza. Ma tutto questo non si genera per caso. Si genera perché al fondo si è smarrita la dimensione del mistero dell’amore, che è coesistenza di due diversità. Pensare di arginare la violenza contro le donne senza affrontare con serietà e passione questo nodo, è con ogni probabilità un’illusione.

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