Sistema di voto
centrodestra al bivio

Dopo l’infilata di rovesci che hanno fatto rischiare alla destra il naufragio, sembra che il vento sia tornato a spirare nelle sue vele. Con gli scandali di Belsito e del Trota, la Lega di Bossi s’era ridotta ai minimi termini. Con la rovinosa perdita di Palazzo Chigi, Berlusconi era parso a fine corsa e Forza Italia con lui. Il peggio è stato invece evitato. La cura Salvini s’è rivelata un formidabile ricostituente per la Lega. L’ex Cavaliere s’è piegato ma non spezzato. Non appena la stella di Renzi s’è un po’ offuscata, ha fatto capire di avere in mano ancora delle carte da giocare.

L’ultima calata - l’offerta al segretario dem del via libera a elezioni anticipate in cambio di un proporzionale quanto più puro possibile - l’ha riproposto interlocutore prezioso sul cruciale tema della riforma elettorale.Un insperato aiuto a uscire dal tunnel in cui s’era cacciata la destra è venuto anche dagli elettori francesi. Questi hanno complicato la vita alla loro parte politica, ma in compenso l’hanno semplificata alla nostra, almeno potenzialmente. Il condizionale tuttavia sarebbe d’obbligo, perché quel che è fattibile non è detto che venga fatto. Salvini s’è visto la strada sbarrata (almeno per il momento) a fare il lepenista senza Le Pen. Berlusconi invece, forte della carta in più fornitagli dal successo di Macron, è ora nelle condizioni di bloccare l’irruente Matteo che lo vorrebbe pensionare per divenire finalmente il solo padrone del campo della destra: solo e con ogni probabilità anche isolato, ma in compenso emancipato dal servaggio di Arcore.

Proprio qui sta l’inghippo che tiene impegnata la destra in un braccio di ferro defatigante. Detto in maniera cruda il quesito, che Berlusconi sta ponendo a Salvini con la sua offerta di dialogo a Renzi, può essere così formulato: il giovin Matteo preferisce essere il comandante in capo di un’armata impossibilitata a vincere o accettare il posto di comandante in seconda rischiando la vittoria? Fino a quando non scioglie questo nodo, la destra è destinata a restare in blocco. La sfida s’è ora trasferita al tavolo della riforma elettorale. Salvini tifa per la proposta del Pd denominata Rosatellum: metà proporzionale e metà uninominale maggioritario. Al Nord sarebbe sicuro di fare il pieno lasciando a bocca asciutta i forzisti. La contromossa di Berlusconi è stata: niente più il veto ad elezioni anticipate se in cambio Renzi gli concede il proporzionale. L’ex Cavaliere si libererebbe dall’incubo di vedere la sua creatura fagocitata dal vorace alleato. Per di più, nella nuova legislatura porrebbe le premesse di un rinnovato patto del Nazareno col Pd.

Il passaggio si annuncia traumatico per la destra. L’esito resta comunque incerto. Le spinte in azione muovono infatti in direzione opposta. Lega, FI e cespugli vari di centro governano insieme in tre Regioni importanti come la Lombardia, il Veneto e la Liguria, oltre che in molti Comuni. Dividersi equivarrebbe per loro a prenotare la sconfitta. Al tempo stesso, non si vede però come Salvini e Berlusconi possano presentarsi agli italiani sotto la stessa bandiera, divisi come sono su molti temi cruciali, euro in primis. Inoltre, non ha insegnato Macron che la dialettica politica non è più tra destra e sinistra ma tra apertura e chiusura verso il mondo globale: proprio la stessa divisione che oppone FI alla Lega?

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