Tutelare i risparmi
nella realtà cambiata

Il Sistema della vigilanza unica europea, chiamato con il suo acronimo Ssm (Single supervisory mechanism), si basa su tre pilastri: il primo è quello della Supervisione regolamentare unica per tutte le banche dell’Eurozona; il secondo è quello del «bail in», ovvero la disciplina dell’eventuale fallimento delle stesse; il terzo è quello della Assicurazione dei depositi. Di questi tre pilastri, solo due fino ad oggi sono stati realizzati.

Con la Supervisione regolamentare unica è stato creato un ambiente più consono per la stabilità e la solidità degli intermediari finanziari e, allo stesso tempo, un’uniformità di comportamento per tutte le banche allo scopo di evitare i cosiddetti «arbitraggi di legislazione». Questo intervento ha riguardato 19 Paesi con 130 banche d’importanza internazionale, con attivi per 26 trilioni di euro. A queste si devono aggiungere oltre 3.500 banche più piccole che sono direttamente controllate dalle Autorità di vigilanza nazionali. Attuare questo primo pilastro non è stato semplice. Si sono dovute creare metodologie comuni a tutte le banche e sono state realizzate mille assunzioni di personale molto qualificato per effettuare approfondite analisi di bilancio, identificare i rischi maggiori per tutte le banche del sistema, effettuare una valutazione degli attivi e del patrimonio, valutare i rischi di «governance» aziendali insieme ai «leverage» finanziari e ai sistemi informativi.

Con la realizzazione del secondo pilastro sono state introdotte norme uniformi per la disciplina delle crisi bancarie, il cosiddetto «bail in», che prevedono, in caso di fallimento, che siano gli azionisti della banca e gli obbligazionisti a pagarne per primi le conseguenze, seguiti dai depositanti che superino la soglia dei 100.000 euro. Questo provvedimento è ispirato dalla convinzione che, seguendo le regole del mercato, il fallimento di ogni società debba ricadere su chi, azionisti e obbligazionisti, ha investito nella stessa. Il coinvolgimento nel rischio dei depositanti che superano la soglia dei 100.000 euro dovrebbe riguardare una fase transitoria, superabile con l’attuazione di una forma di «garanzia totale dei depositi» comune in tutta Europa. Ma è proprio su quest’ultimo pilastro dell’Unione bancaria europea che la sfiducia tra i vari Paesi della comunità sta generando disappunto e sconforto. Alcuni Stati, con in testa la Germania, mostrano aperta contrarietà alla spedita approvazione di questo provvedimento che, in caso di fallimento di una banca farebbe scattare costi che graverebbero su tutte le banche europee e non solo su quelle del Paese coinvolto. Quest’ultima circostanza, come è noto, si è già verificata in Italia con il recente salvataggio di Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti. Il provvedimento assunto dal Governo ha previsto l’impiego di un fondo di 3,6 miliardi di euro a carico del sistema bancario italiano, attraverso un prestito ponte che ci si augura possa trasformarsi in investimento. Tecnicamente, è stata costituita una «Bad bank» che accoglierà le sofferenze delle quattro banche con una svalutazione da 8,5 a 1,5 miliardi di euro, in modo da agevolarne la successiva vendita sul mercato. Questa soluzione ha consentito di dare continuità all’attività bancaria e ai rapporti di lavoro, tutelando pienamente «tutti i depositanti» nelle more dell’attuazione del provvedimento europeo di assicurazione dei depositi. In base all’entrata in vigore dallo scorso 1 gennaio del «bail in» sono stati, invece, coinvolti nel fallimento azionisti, obbligazionisti e detentori di obbligazioni subordinate. Riguardo a questi ultimi, tra l’altro, è stata posta in essere un’apposita commissione presieduta da Cantone, che dovrebbe distinguere tra gli investitori consapevoli del rischio e quelli che non potevano essere a conoscenza dello stesso, o truffati dalle banche, ai quali destinare una quota, che ci si augura equa, di rimborsi.

Naturalmente, non sono mancate e non mancano sull’argomento posizioni critiche sull’azione svolta dal governo, spesso alimentate dal consueto «senno del poi». Strumentalizzazioni di vario tipo - che prendono spunto da alcuni casi, anche tragici, che hanno fatto seguito alle misure adottate - non aiutano a comprendere che la realtà è mutata e che con questa nuova realtà occorre fare i conti. L’augurio è che possa farsi strada un Paese serio, che veda finalmente coinvolte maggioranza e opposizioni in un’azione comune, nel Parlamento italiano e in quello europeo, mirata alla celere attuazione del provvedimento sulla garanzia dei depositi. Non va dimenticato che per assolvere appieno al loro ruolo, non solo le banche ma la stessa Europa hanno estremo bisogno della fiducia di risparmiatori e cittadini.

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