Vecchia Colognola
il gusto della semplicità

Abito a Colognola, quartiere periferico di Bergamo, dal 1978 (sì, in un palazzo costruito 39 anni fa, proprio sotto il decollo degli aerei, ahimè, ma quando ho comprato c’era un solo volo al giorno per Roma e nessuno osava sospettare che Orio avrebbe avuto un così sconcertante sviluppo) e non ho mai scritto di un ristorante che si chiama «Vecchia Colognola» e si trova nel centro storico del quartiere, accanto alla ex chiesa settecentesca di San Sisto trasformata in auditorium comunale. Sono lieto di poterne scrivere ora perché penso che i fratelli Cristian e Roberto Maffeis meritino un po’ di gloria e qualche cliente in più.

Sono figli d’arte perchè i genitori, Renzo e Rita, dal 1968 hanno gestito il “Leon d’oro” in via Mameli, sempre a Colognola, dove erano in affitto, per poi, nel 1993 acquistare i locali di via della Vittoria dove appunto si trova il Vecchia Colognola, in luogo non di passaggio, un poco nascosto, che bisogna conoscere. Cresciuti tra i tavoli e la cucina, Cristian e Roberto si sono divisi i compiti: il primo è chef e pizzaiolo, sa tutto di farine, impasti, carni e pesci, ogni giorno sforna anche pane fresco per il ristorante; il secondo dirige la sala e, per passione innata, si dedica alla preparazione di dolci secondo i canoni tradizionali ma anche secondo fantasia propria. Collaboratori fissi sono la brava Stefania Daleffe in cucina e in sala Giovanna Donadoni, moglie di Roberto.

Il locale è composto da due sale comunicanti: una interna più piccola, da 40 posti, riservata per avvenimenti speciali e serate a tema, l’altra (80 posti) ricavata in quella che era una veranda, in inverno ben riscaldata e in estate, facendo rientrare la copertura, permette di cenare a cielo aperto. In più c’è anche il giardino per altri 25-30 posti. Pur mantenendo un’accoglienza spontaneamente familiare, i fratelli Maffeis sono professionisti veri, sempre alla ricerca di idee da tradurre in nuovi piatti da proporre. Il menù varia in base alle stagioni, diviso equamente tra carni e pesci. Un menù piuttosto corto («per aumentare la qualità, riduciamo il numero delle proposte», dicono giustamente in cucina) mentre è ricca la scelta delle pizze, una quarantina (tra le “speciali” c’è anche l’Amatriciana e la “Vecchia Colognola”). Un punto di forza del locale è anche la pasticceria, curata personalmente da Roberto, con nuove fantasie al cucchiaio o al bicchiere. La cantina non è ricca di etichette e potrebbe essere migliorata. Anche la Carta dei vini dovrebbe essere graficamente presentata meglio.

Io ho assaggiato del salmone marinato personalmente dallo chef, quindi un filetto di San Pietro al forno con patate e carciofi, per finire con un cheesecake con frutti di bosco. Da bere un ottimo Franciacorta Satèn dell’azienda Cavalleri. Soddisfatto. La prossima volta mi piacerebbe provare “gli scrigni ripieni di burrata pugliese con pomodori datterino e melanzane fritte”. I prezzi sono più che giusti: 10-12 euro un antipasto, 10 euro un primo piatto, 15-20 euro un secondo; le pizze 6-8 euro. Buona anche la selezione di distillati. Chiuso domenica sera e lunedì. www.vecchiacolognola.it

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