Vento sovranista
Berlino decisiva

Dopo le elezioni francesi e olandesi, populismo e sovranismo in Europa sembravano in caduta libera, ma le elezioni tedesche, austriache, della Repubblica Ceca e le vicende di Catalogna ci hanno dimostrato il contrario. Dopo l’ultima tornata elettorale, il partito popolare della signora Merkel (Cdu) appare di molto indebolito e i vecchi alleati socialdemocratici, dopo una dura sconfitta, si apprestano a tornare all’opposizione. Angela Merkel ha cercato di formare il governo con liberali e verdi, pur essendo molto distante da loro su temi importanti come l’Europa, l’economia, la sicurezza, il fisco, l’energia, l’immigrazione.

Come era prevedibile, dopo alcune settimane di trattative, i Liberali si soni ritirati. Preoccupa, anche, il 13% raggiunto dal partito della destra xenofoba Afd (Alternativa per la Germania), caratterizzato da un’impostazione di fondo di tipo nazionalista-autoritario che ricalca esperienze naziste.

In Austria, dopo le recenti elezioni, Sebastian Kurz - leader del Partito popolare conservatore (Ovevp) che ha raggiunto il 31,7% dei consensi - si appresta ad un’alleanza di governo con l’estrema destra di Heinz Cristian Stracke che ha raggiunto il 26%, vicino al 26,8% del cancelliere uscente Christian Kern. Le recenti elezioni nella Repubblica Ceca hanno visto il trionfo con il 30% dei voti del businessman e populista Andrej Babis e l’ascesa con il 10,7% dell’estrema destra xenofoba e antieuropeista dell’imprenditore di origine giapponese Tomio Okamura. Un risultato in controtendenza è emerso solo dalle recenti elezioni in Slovenia, che hanno portato al ballottaggio due partiti della sinistra con la conferma del moderato Borut Pahor con il 53,13% dei voti.

Molti sono ormai i segnali che testimoniano come sovranismo e populismo siano fenomeni endogeni al mondo occidentale. Basti guardare agli Stati Uniti e all’Inghilterra dove emergono posizioni simili a quelle di Paesi protezionistici tanto combattuti in passato. In Francia, nonostante il successo conseguito da Emmanuel Macron, rimane ancora forte la presenza dell’estrema destra di Marine Le Pen ed è notevolmente cresciuta la sinistra radicale di Melenchon, che ha dichiarato di voler scendere in piazza per imporre «l’ordine popolare».

Lascia sconcertati la situazione della Spagna con la metà dei catalani che hanno seguito le mire sovraniste e indipendentiste di Puigdemont. Problematica si sta facendo anche la situazione politica del nostro Paese, dove populisti e sovranisti appaiono in netta crescita a conferma che in Italia una cultura genuinamente liberale ha difficoltà a mettere radici. In Germania, dopo la decisione dei liberali di ritirarsi dalle trattative per il governo c’è chi ipotizza che si possano determinare condizioni di instabilità politica simili a quelle che hanno caratterizzato il nostro Paese. Una «italianizzazione» della Germania è, tuttavia, assai improbabile per due ragioni. La prima, per l’assenza in quel Paese del «trasformismo politico» che caratterizza il Parlamento Italiano. La seconda perché in Germania esiste un sicuro baluardo democratico, costituito dalla «sfiducia costruttiva». Se la Merkel non riuscisse a formare un governo, ciò non riuscirebbe possibile alle forze di opposizione - il partito socialdemocratico e l’Afd – che hanno posizioni assolutamente inconciliabili. In questo scenario molto ben definito sono possibili solo due soluzioni. Che si vada a nuove elezioni o che il presidente Steinmeier, richiamando tutti al senso di responsabilità, riesca a dar vita ad un governo di minoranza presieduto dalla Merkel, con un appoggio esterno. Non va dimenticato, che in presenza dello scenario politico emerso in molti Paesi europei, la soluzione della crisi politica tedesca assume un rilievo particolare per le sorti future della stessa Europa.

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