Ghiaccio e coscienza

Una secchiata di ghiaccio e la coscienza è a posto. È la sfida dell’estate, tutti i vip corrono a farsi travolgere dal gavettone benefico e non c’è giorno in questo già umido agosto in cui un politico, un calciatore, un cantante, un attore, un comico non venga ripreso con un video postato sul web.

Una secchiata di ghiaccio e la coscienza è a posto. È la sfida dell’estate, tutti i vip corrono a farsi travolgere dal gavettone benefico e non c’è giorno in questo già umido agosto in cui un politico, un calciatore, un cantante, un attore, un comico non venga ripreso con un video postato sul web nell’atto di partecipare all’Ice bucket challenge (la sfida della secchiata di ghiaccio).

La cosa è singolare e un po’ stucchevole, evoca esibizionismo e raffreddori. Ma poiché è a fin di bene, contano solo i risultati. Il gioco è stato inventato, neanche a dirlo, negli Stati Uniti per aiutare l’associazione che combatte la Sla e gli effetti sembrano essere molto positivi; da Obama a Spielberg, da Bill Gates a Clinton, la gara è stata proficua.

A tutto luglio la raccolta di fondi ammontava a 23 milioni di dollari laddove l’anno prima erano 2 milioni. In Italia si sono esibiti in tanti, persino il premier Renzi, e secondo uno studio della rivista Wired entro 35 giorni tutti gli abitanti della Terra dovrebbero essere coinvolti nel gioco (ci pare un azzardo matematico).

Il meccanismo è semplice: chi riceve la secchiata nomina tre personaggi o tre amici, uno dei quali entro 48 ore deve farsi a sua volta la doccia per non rompere la catena. Poiché fra gli Stati Uniti e il nostro Paese non c’è solo l’Atlantico, qui comincia a prendere corpo qualche critica.

Mariangela Lamanna, vicepresidente del comitato anti Sla «16 novembre» parla di secchiate di ipocrisia. «Finora ho visto solo esibizioni in rete e quattro spiccioli. È più comodo partecipare alla moda e farsi ritrarre con i capelli bagnati», ha detto. Speriamo che, alla fine dell’allegro giochino, la doccia gelata non debbano subirla i malati di Sla.

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