Lavoro in Meridiana?
Meglio la cassa

Tornare al lavoro? Mai. La breve storia è uno spaccato delle degenerazioni che fanno del nostro paese un paese in declino e della nostra società una società ormai capace di percepirsi in buona parte assistenziale. Lo Stato etico? Eccolo in tutto il suo splendore.

Accade che due dipendenti della compagnia aerea Meridiana - come abbiamo letto sul Corriere della Sera - finiscano in cassa integrazione per lo stato di crisi dell’azienda, falcidiata negli ultimi anni da passivi dovuti a scelte sbagliate manageriali. Ma anche a scioperi selvaggi nei periodi delle vacanze (tratte continente-Sardegna) e a una sentenza da brivido di un Tribunale, che ha costretto la Meridiana a stabilizzare 600 persone dopo due stagioni di lavoro part time. Col risultato di avere in organico 1600 dipendenti, il 50% in più del necessario.

In questo contesto, i due assistenti di volo in cassa integrazione (marito e moglie, indennità all’80% attorno ai 4.000 euro a testa) sono stati richiamati al lavoro mentre si trovavano negli Stati Uniti. Sono tornati, ma invece di recarsi in aeroporto sono andati dal medico, che ha diagnosticato loro una «sindrome depressivo ansiosa reattiva» . Quattro mesi di malattia e conseguente causa di danni nei confronti dell’azienda. Il messaggio era chiarissimo: preferivano la cassa integrazione finanziata dai contribuenti al rientro al lavoro. Ma il giudice questa volta ha dato loro torto: il richiamo era legittimo e le loro pretese no. Segnale forte in controtendenza. Speriamo non sia un caso.

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