Renzi teme la troika

di Giorgio Gandola

La camicia bianca non deve distrarre. È il segno estetico di un’affabilità naturale verso i cittadini e di una continuità con la tradizione del progressismo democrat, da John Kennedy ai giorni nostri.

La camicia bianca non deve distrarre. È il segno estetico di un’affabilità naturale verso i cittadini e di una continuità con la tradizione del progressismo democrat, da John Kennedy ai giorni nostri. Ma giudicare Matteo Renzi dalla disinvoltura e dalle maniche arrotolate sarebbe un errore madornale.

Meglio provare a inquadrarne nodi e scadenze, che sono tre:

1) il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, promesso entro il 21 settembre. È una tranche da 25 miliardi.

2) Il varo del Documento di economia e finanzia con le stime del Pil (oggi a -0,4%, unico paese in Europa ancora in recessione) , con la fotografia dei conti pubblici e il programma per rientrare dal debito. Un liquore amaro previsto per il primo ottobre.

3)L’invio della legge di Stabilità 2015 a Bruxelles con la necessità di dimostrare coperture per 20 miliardi.

Tutto questo per dire che nei prossimi due mesi l’Italia gioca una partita molto più importante di quelle ai mondiali di calcio, per la quale servirebbe l’inno di Mameli cantato da tutti e anche qualche preghiera. Il paese resta fermo e le incrostazioni che lo paralizzano (debito, burocrazia, lavoro) non mostrano segni di miglioramento. Così si comincia a parlare di commissariamento da parte dell’Europa, di troika in arrivo come accadde ad Atene due anni fa. E non fra mille giorni, ma molto prima. Non ci illudano i timidi complimenti in arrivo da Bruxelles. Somigliano a quelli che mi faceva il prof di matematica dopo un quattro nel compito in classe. Di solito prendevo due.

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