Sempreverde

di Giorgio Gandola
La piazza è verde, ma le teste? La domanda ha un senso dopo due settimane di successo dell’allestimento di Piazza Vecchia curiosamente rosa e green, fotografata e rilanciata in tutto il mondo come Bergamo merita.

La piazza è verde, ma le teste? La domanda ha un senso dopo due settimane di successo dell’allestimento di Piazza Vecchia curiosamente rosa e green, fotografata e rilanciata in tutto il mondo come Bergamo merita. E visitata da 20 mila persone rilassate dalle essenze e incuriosite da questa commistione fra pietra e vegetazione. Come se la natura domata dall’uomo volesse prendersi una rivincita avvolgendo muri e pensieri con le sue sorprendenti evoluzioni.

Bando alle filosofie, la piazza è verde, ma le teste? Il quesito s’impone perché non è per nulla sicuro che la manifestazione organizzata da Arketipos abbia un futuro. La nuova amministrazione – frenata da qualche lamentela, preoccupata di essere non verde ma al verde o resa prudente da una eccessiva dialettica interna – non ha ancora sciolto la riserva.

La parola più usata è «mitigare». Ma che significa? Non certo concedere un angolo della piazza, stile garden center al centro commerciale. Non certo decentrare l’evento in luoghi di inferiore appeal, come se dovessimo vergognarci di una vetrina planetaria nella quale appaiono i nomi più altisonanti dell’arte del giardino. Piazza Vecchia è piazza Vecchia, vale a dire il sacro della città. Ma è un sacro che abbraccia, un sacro più incline alla vita che all’immobilità passiva del monumento. Due anni fa Verona chiese di apparecchiare di verde l’Arena. L’anno prossimo per l’Expo piazza Lombardia a Milano avrà il suo giardino bergamasco nel riflesso dei grattacieli della Regione. I pretendenti passeggiano fuori dalle mura in attesa del pertugio propizio. Ma l’originale è stato pensato qui, è nato qui e deve rimanere qui. Questioni di cuore. E perché 20 mila bergamaschi anche quest’anno hanno detto che lo vogliono qui.

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