«Spaccate l’autobus»

L’autobus si ferma, le porte a soffietto si aprono, salgono alcuni passeggeri. All’improvviso due ragazzini spuntano da un cespuglio, si piantano davanti al mezzo e tirano pietre contro il vetro mentre un terzo si avvicina alla porta del conducente e gli sputa.

Variazione sul tema: bottiglie e proiettili ad aria compressa al posto dei sassi, bulloni al posto della saliva. È lo scenario consueto in gennaio sulle linee N5 ed N8 dopo la neve di sera a Scampia, Napoli, Italia. Finora le denunce sono una ventina, gli autisti sono spaventati, i passeggeri si rannicchiano sui sedili. E l’unica decisione presa dall’azienda municipale è stata quella di cambiare strada, non passare più da via Monterosa e da via Fratelli Cervi. Fermate soppresse, se ne riparla quando i teppisti cambieranno gioco. È chiaro che con una simile strategia la baby gang si sente sempre più forte, e «Spaccate l’autobus» diventa un gioco di società molto di moda.

La polizia ha aumentato le pattuglie, ma è molto difficile sradicare il malcostume, anche perché i ragazzini compaiono all’improvviso e si dileguano senza lasciare traccia nelle viscere della periferia più degradata. Il segnale è preoccupante, uno degli autisti in prima linea su quelle corriere - intervistato dal Mattino di Napoli - sottolinea: «Quei raid sono un incubo per noi e per i passeggeri, ma sopprimere le fermate per quattro teppisti è una fesseria». In questo contesto va aggiunto che i danni cominciano ad essere ingenti e ricadono sulle casse di uno dei comuni più indebitati d’Italia. La soluzione non è facile, ma la resa totale dello Stato non è certo la migliore.

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