Batteri resistenti
Nuovi studi

Si cercano in Amazzonia le nuove «armi» capaci di combattere i batteri super-resistenti agli antibiotici. L'analisi della molecole naturali prelevate dalle piante della foresta è già cominciata da parte dei Laboratori associati internazionali (Lia), una collaborazione fra l'Istituto Francese di Biologia Strutturale (Ibs) di Grenoble, il Laboratorio Nazionale di Bioscienze e il Centro Nazionale per la Ricerca in Energia e Materiali (Cnpem), entrambi a Campinas in Brasile.

Dallo stafilococco aureo, responsabile di molte infezioni, allo pneumococco che causa la polmonite, molti batteri, spiega Cecile Morlot dell'Ibs e del Centro nazionale per la ricerca scientifica francese (Cnrs), soprattutto negli ultimi 10 anni hanno imparato a difendersi dagli antibiotici modificando le proteine che erano bersaglio dei farmaci. In pratica i batteri hanno cambiato la forma di queste proteine in modo da non far entrare la molecola del farmaco. Per questa ragione, spiega, noi siamo alla ricerca di nuovi bersagli e studiamo come i batteri crescono e si riproducono per individuare i loro punti deboli.

Ma cercare il tallone d'Achille di questi microrganismi che causano ogni anno moltissime vittime in tutto il mondo è solo la metà del lavoro, poi bisogna cercare le molecole che riescono a combatterli. Per tale obiettivo, nell'ambito della collaborazione con il Brasile è cominciato un lavoro di ricerca sulle molecole naturali estratte da alcune piante della foresta Amazzonica.

L'Amazzonia, sottolinea Morlot, è una risorsa inesplorata e i ricercatori sperano di trovare lì le molecole naturali capaci di contrastare questi batteri perché «le sostanze naturali, a differenza delle molecole sintetizzate in laboratorio, hanno il duplice vantaggio di essere più solubili nell'organismo e meno tossiche».

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