Dal vetro alla stoffa
Nasce «MateriaPrima»

«Prendi un foglio bianco. È davanti a te, candido e perfetto: pronto per essere trasformato». Tutto ha inizio da qui, dalla «materia prima» che Elena Ravasio reinventa.

Dal nome del suo negozio a Bergamo, angolo colorato e di ricerca in via Broseta 26 aperto esattamente tre anni fa, parte con una nuova avventura che racconta di stoffe, capaci di trasformarsi in gonne fluttuanti, bluse dai tagli netti e leggeri, abiti essenziali.

Forme molto amate da questa bergamasca 38enne, che prendono vita attraverso tessuti pregiati e fantasie. Righe, scacchi e spigati, con il grigio che prende il sopravvento: «Prima o poi estenderò la gamma di tonalità» si schernisce lei, che da architetto non molla l’essenzialità, e torna al foglio bianco: «Per un designer, la primissima materia che consente di trasformare un’idea in progetto è il foglio bianco. La prima collezione di abiti che porta il nome di “MateriaPrima” simbolicamente è partita proprio da questo: dal foglio con cui giocare per inventarsi nuovi origami».

Foglio bianco su cui disegnare modelli, ritagliare cartamodelli, incollare pezzi di stoffa da accarezzare. «Tutto questo progetto nasce dalle stoffe che sono diventate una passione sfrenata». E per lei che è partita come disegnatrice di gioielli in vetro è una rivoluzione di idee, di manualità. Ripensando al suo lavoro e alla sua vita. Tre anni fa ha aperto bottega, tra i colori di Marimekko e nomi emergenti di una moda essenziale e di nicchia. «Poi, a guardare gli altri, cercavo sempre qualcosa di diverso, che rappresentasse di più la mia idea di donna: elegante, ma attenta ai dettagli, semplice e comoda, ma sofisticata». Una moda di alta qualità, che puntasse al made in Italy e che giocasse con le forme: «Ecco “Origami”, prima collezione di “MateriaPrima”» spiega.

Perché parte proprio tutto dalla materia: «E quanto mi diverto: a scegliere e confrontare stoffe, a trovare scampoli di passate collezioni di griffe dell’alta moda». Pezzi di stoffa che hanno una storia e che Elena interpreta con nuove dimensioni: tagli di texture che nella materia sono unici e che si reinterpretano nel gioco delle forme, esplorando nuovi spazi stilistici.

«E ancora mi emoziono e mi spavento per questa che è una nuova avventura». In un periodo in cui pochi investono e pochi ci credono: «Ma è da qui che parte tutto: il foglio non può restare bianco» sorride lei mentre prepara origami e veste, modella per un giorno, l’attrice bergamasca Giulia Manzini, entusiasta nel mettersi nei panni di questa «MateriaPrima».

Intanto Elena soffia vetro e colora collane che avvolgono colli, rivitalizzano corpi, giocano sulle linee di abiti dalle forme morbide. E ci sono tagli e tasche, nuovi spazi d’azione: «Dopo Milano, dove uno studio di architettura ha presentato nei giorni scorsi la mia collezione, sono arrivata a Mantova dove la linea è già in un negozio di ricerca del centro. Ora la vera sfida è Bergamo, la mia città e il mio punto di partenza». Ma non di arrivo: «Tutto il mondo, se possibile», e si riferisce al nuovo progetto e-commerce sul sito web materiaprimabergamo.it, mentre restano quegli occhi che ridono, di lei bambina: «Come quando osservavo il mio maestro Davide Penso che soffiava il vetro e io restavo lì a osservare la sua appassionata arte. Adesso mi succede con la stoffa». Che taglia, che pensa. Si inventa vestito.

Un laboratorio artigianale la supporta nella confezione: «I modelli sono una ventina, dai pantaloni alla gonne e un coprispalla che amo alla follia». C’è un cappotto a uovo, dal taglio minimale che avvolge e riscalda. Poi cambiano i colori, i tessuti, ma resta quel foglio. Da piegare e riscrivere, rimodellare. Volano gli origami, Elena sorride e pare più sollevata: «L’importante che non resti mai bianco».

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