Krizia, nuovo corso. Si riparte dall’Italia

L’artigianalità di Gregis e Cividini

È una nuova Krizia essenziale, dalle linee pulite e architettoniche, dal gusto raffinato e senza sbavature.

Niente sfilata per la signora che viene dalla Cina: Zhu Chongyun, la nuova proprietaria della maison nata dalla genialità della bergamasca Mariuccia Mandelli, ha prediletto un allestimento dalle atmosfere futuristiche.

Il richiamo è il film di fantascienza «Solaris» del 1972 e il senso è quello della rinascita, ma anche della continuità con i tagli e le forme della prima Krizia.

«I ricordi del passato e il futuro si intrecciano per dar vita ad un nuovo inizio» racconta cordiale Zhu Chongyun, in abito nero, con il suo fare sempre composto, i capelli raccolti in una lunga coda: Forbes ha stimato il suo impero a 1,3 miliardi di dollari. Lei cammina sopra un basamento al centro della sala utilizzata in via Manin: la forma è quella dell’occhio e tutt’attorno ci sono delle installazioni a forma di guscio d’uovo dove le modelle entrano ed escono: «Sono di un’artista cinese, il senso è quello del nuovo corso e del guardare lontano». Sei cocoon realizzati in vetroresina a simboleggiare la metamorfosi, ed è impossibile non scorgere l’occhio dell’animale - portafortuna di ogni collezione di Krizia - nelle fantasie che si assemblano sui capi: diventa ora un dettaglio, una suggestione tratteggiata sul jacquard, a contrasto o tono su tono, che lascia libertà di interpretazione allo spettatore, a seconda della propria cultura, tradizione e memoria, apparendo ora ali di uccello ma anche graffi di pantera.

Sempre all’insegna di una donna contemporanea che esprime la propria femminilità bilanciando elementi femminili e maschili, silhouette arrotondate e altre squadrate. Le forme sono strutturate, ma mai rigide e accompagnano i movimenti come una seconda pelle. Con un’attenzione ai dettagli e al made in Italy: «I tessuti sono stati realizzati appositamente per noi dai migliori laboratori italiani» commenta il direttore stilistico, che ripensa al nuovo corso: una linea commerciale sarà presentata in questi giorni ai buyer per la sua distribuzione capillare in Italia e in Europa, mentre si sta rifacendo il look della boutique milanese di via della Spiga per poi aprire nuovi store in Cina. Obiettivo è ripartire da qui, e dall’Italia ( forse a giugno), per riproporre un’immagine nuova e forte di una griffe che ha fatto la storia del costume e della moda.

Alla Settimana della Moda che si è conclusa lunedì 2 marzo, oltre a Trussardi che ha sfilato domenica, anche la bergamasca Daniela Gregis, giovedì scorso all’Oratorio della Passione di Sant’Ambrogio: creazioni più che abiti, immaginari artigianali che danno vita a silhouette morbide e sognanti.

Una donna, quella della Gregis, che non si esibisce, quasi si nasconde: parlano le forme che interagiscono tra loro, i colori e i tessuti. Seta, cashmere e cotone; il grigio antracite, dal rosa al rosso, ma anche l’arancio e il blu per camiciole fluttuanti, sottovesti femminili, cappotti che diventano gilet.Tutto cambia forma, nel gioco degli opposti, per una collezione sempre più contemporanea e internazionale.

Come quella di Cividini, che spinge sulla maglia e sulle sue lavorazioni, molteplici: in passerella i capi non hanno solamente dei particolari in maglia, ma ad essa stessa viene affidato il compito di compenetrarli, di aggiungere sapore artigianale, di renderli unici mitigando il rigore del design e delle linee con la fantasia del filato. Questo è il valore aggiunto di una collezione dall’eleganza perfetta, che porta la casa di moda bergamasca in tutto il mondo, tra Asia e Stati Uniti. Raffinato il progetto e di grande ricerca, tra intarsi di visone, cashmere, di maglia e visone, ma anche applicazioni di strati di poliestere sottilissimo laserato a motivi floreali con ricami, dipinti tridimensionali e a spatola. Si gioca e si studia con i tessuti, che elaborano così nuove forme, ma senza mai dimenticare il fatto a mano, il sapore antico - e ormai raro - della sapienza artigianale.
Fabiana Tinaglia

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