Quando la moda si fa eco
tra sostenibilità e ambiente

Lavoravano nel mondo della comunicazione, con una spiccata attenzione al rispetto dell’ambiente e alle dinamiche ecologiche, uno dei temi ormai più sentiti a livello sociale. Ma se tutti conosciamo il significato di parole come «sostenibilità» e «rispetto ambientale», sappiamo anche che si tratta di termini spesso abusati.

E allora tre giovani bergamasche hanno pensato di recuperare le loro competenze per dare un valore aggiunto a quelle parole, sul loro territorio. Sono Alessandra Gabriele, Laura Savio e Barbara Gallizioli, 31 anni le prime due, 35 la terza: hanno aperto lo scorso giugno a Bergamo, la cooperativa «La terza piuma» (terzapiuma.it) che parte proprio dalla sostenibilità per raccontare, con un taglio più etico e sociale, la moda.

E questo significa aprire uno spazio che dal baratto alla vendita dell’usato, sta pian piano dando spazio a piccole realtà artigianali locali nell’ambito della moda che si sviluppano attraverso il recupero di tessuti o l’uso di materiali organici e completamente naturali. Lo spazio è così una vetrina dinamica di sarte e stiliste bergamasche che creano un loro angolo e sviluppano un progetto che passa attraverso la sostenibilità: «L’attenzione è sui materiali, ma anche sulla filiera di realizzazione del prodotto, con la presentazione di realtà che non hanno atelier personali e che qui hanno uno spazio commerciale, che noi diffondiamo anche attraverso le fiere di settore e i mercati sul territorio» spiega Alessandra Gabriele.

Ecco quindi Deborah Borsatti, con una linea per l’infanzia dai cotoni organici e le lane rigenerate: cappotti e vestiti dal taglio francese con tanto di etichetta – Abitatiabitiatelier - e la voglia di emergere in un settore spesso saturo ma poco attento alla sostenibilità.

Ma ci sono anche Rola, brand di Laura Rottigni, altra bergamasca che punta sul su misura con una linea dai tessuti organici, e Altra Lab, linea di Laura Ghidini che nel suo made in Bergamo punta al riutilizzo di materiali che si rigenerano in nuove forme e linee, fino a Monica Cerri, capace di rimodernizzare vecchi abiti rendendoli più attuali con applicazioni, tagli e ripensamenti stilistici.

Piccole realtà che s’innestano nel lavoro della cooperativa: «Partire dal tessuto, da come viene lavato ma anche come realizzarlo»: da qui una linea di detersivi ecologici e corsi di manualità, dal cucito al lavoro a maglia, fino al riuso di materiali, «perché l’artigianalità, il fatto a mano, sono i primi passi per un vivere più sostenibile». Ed economico? «Non al ribasso, ma dal prezzo giusto, puntando al prodotto manuale, al pezzo unico, alla lavorazione ragionata». E i collegamenti con fiere nazionali e un circuito economico sostenibile stanno dando i primi frutti alla cooperativa: «Reinvestiamo tutto sui progetti nuovi, come quello che spinge sull’educazione delle mamme, dall’uso dei pannolini in cotone organico all’abolizione dell’usa e getta».

Una filosofia di vita, e un circuito economico di altissimo livello (e business): «Ma quando si parla di moda eco, spesso si dubita sull’estetica: un concetto ormai superato». L’esempio è la nuova collaborazione con Quagga, linea torinese di capispalla la cui realizzazione è al 100% di recupero. Come? Bottiglie di plastica ricilcate: da qui piumini e giacconi 100% poliestere. «Il territorio bergamasco è attento, ha voglia di mettersi in gioco e il sistema economico locale deve esser ripensato proprio in questi termini» continua Alessandra. Loro in gioco ora ci sono: «Abbiamo mollato tutto, in un momento difficile, ma siamo un esempio positivo: credere in un progetto, con serietà e coscienza sta dando i suoi frutti».

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