I giovani e la politica
«Parole, parole, parole...»

È l’inizio del 2015, siamo nel nuovo millennio da poco, 15 anni, in cui però sono successe tante cose a livello politico. Atti terroristici che hanno cambiato l’assetto del mondo, la crisi economica.

Fatti che hanno plasmato le nostre coscienze e colorato caleidoscopicamente le lenti dei nostri occhiali sul mondo, anche se qualcuno di ostinato cerca sempre di levarseli. I giovani si dice siano quelli con meno memoria storica e oggigiorno preferiscono stare senza occhiali, anche se sono sempre bombardati di notizie dalla televisione e dalla rete, anche col rischio di possedere così meno informazioni su ciò che li circonda, accecati dalla numerosità dei fatti e delle opinioni su Marò, Islam, rapimenti in Siria, Charlie Hebdo, Kobane, Nigeria, ecc. con la politica nazionale che spesso fa da fanalino di coda, persa negli slogan del presidente del consiglio Renzi e di altri leader. Visti più come personaggi a sé preoccupati dalle apparenze e dal seguito del partito e del governo hanno smesso di essere politici di coalizioni forti in grado di far valere il bene comune dei cittadini.

Sono venute meno le grandi ideologie di un tempo, destra e sinistra quasi non si distinguono più per il loro modo di operare ma per scialbe prese di posizione, sempre meno identificabili. Insomma «parole, parole, parole» come diceva la canzone, e i giovani sono sempre più sfiduciati verso la politica, in primis quella nazionale.

Ho chiacchierato con alcuni di loro: Arianna e Mirko, che hanno scelto di tenere gli occhiali di un colore solo, e Maria e Marilisa, che cercano di levarseli sempre, esercitando al nuovo assetto di cose i poveri occhi affaticati.

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