Grande è la confusione
sotto i cieli di Milano

A volte ritornano, eccome se ritornano. Tempo da lupi dalle parti di Malpensa. Anzi, da Lupi , come Maurizio, lombardissimo ministro alle infrastrutture e trasporti. Capita che , volando ad alta quota, ooopppss, ci si dimentichi la temporaneità di un decreto che di fatto non risolve l’eterna querelle tra Linate e Malpensa, anzi di fatto crea fior di problemi al mai decollato demihub della Brughiera.

Per i sei mesi di Expo, liberi tutti, soprattutto le compagnie che intenderanno muoversi su Linate, ambitissimo scalo cittadino ad un quarto d’ora (reale) da piazza Duomo. E terminata la festa, gabbato lo santo? No, gabbata Malpensa. Perché nel decreto del governo manca quella che il (preoccupatissimo) presidente di Sea , Pietro Modiano, definisce «prevista clausola di temporaneità». Ovvero la rassicurazione che, terminato l’Expo, Linate torni ad essere quello che è. O magari anche un pochino di meno. Nota bene, Sea non solo gestisce Linate (e detiene il 30,98% di Orio al Serio), ma pure Malpensa, lo scalo che più di tutti rischia di essere penalizzato da una crescita del city hub milanese. Roba da disturbo bipolare, insomma.

«Il mio obiettivo è lo sviluppo congiunto ed equilibrato sia di Linate che di Malpensa» si è affrettato a precisare il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, con una dichiarazione degna delle «convergenze parallele» del compianto Aldo Moro. Del resto mettetevi nei suoi panni, Palazzo Marino è il principale azionista di Sea, e da quando è nata Malpensa non sa più come venirne a capo. Dal 1999 ad oggi sono passate Giunte di tutti i colori, monocolori leghisti, centrodestra classico e allargato e ora centrosinistra: nessuno ha mai risolto l’inghippo né tanto meno è riuscito a ridurre Linate al ruolo di city airport conseguenza della nascita di Malpensa. Del resto, come rinunciare ad un aeroporto vista madunina?

Non ci sono riusciti nemmeno due decreti del ligure Burlando e dell’emilianissimo Bersani, quando erano seduti sulla poltrona che ora è di Lupi, figuriamoci se ce la poteva fare lui. Morale, si naviga (pardon, si vola) a vista: del resto il Piano nazionale degli aeroporti è stato chiaro: Malpensa è l’aeroporto strategico del Nordovest, nero su bianco. Lo dicono anche i nuovi padroni di Alitalia, quelli di Etihad, assicura il ministro, sorvolando (letteralmente) sul fatto che gli arabi vedono Malpensa come il fumo negli occhi.

Ma tant’è, nulla di nuovo: l’ennesima puntata di una questione mai risolta. Ora Linate per i sei mesi dell’Expo avrà campo libero, e dopo probabilmente ancora di più. Orio al Serio, dal canto suo, continua a giocare la sua partita sul versante dei low cost, conscio del fatto che una situazione del genere è probabilmente la meno favorevole ad uno spostamento di Ryanair sugli scali milanesi, tanto più in una Malpensa sempre più in stato confusionale. Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente, diceva Mao. E non era mai nemmeno atterrato a Linate...

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