I treni, le lettere
La firma e la faccia

Dunque, riassumiamo. Quasi tutti gli ultimi governi, senza distinzione alcuna di colore politico, hanno tagliato con l’accetta i trasferimenti agli enti locali per il trasporto pubblico. E i parlamentari che fanno? Scrivono alla Regione chiedendo più treni per Bergamo.

Idem i consiglieri (e pure un assessore), diretti interlocutori di quel Pirellone socio al 50 per cento di Trenord, ovvero chi fornisce i servizi. Ma non ha i treni. O meglio, non ne ha abbastanza. Sorvolando sui 73 attesi da qui all’Expo che rischiano di diventare come i carrarmati di Mussolini.

Un tempo i politici portavano a casa le cose, strade, autostrade, pezzi di ferrovia, talvolta viadotti lasciati a metà: ora vergano lettere preparate da enti locali sempre più disperati e alla canna del gas. Palafrizzoni e Via Tasso hanno fatto benissimo a tenere alta l’attenzione su un problema che sta diventando sempre meno sopportabile, ma forse la rappresentanza parlamentare e regionale dovrebbe fare qualcosina di più nelle relative sedi d’appartenenza. Perché se un treno va di là e di non di qua non è mai un caso, ma diretta conseguenza delle (legittime) pressioni che si esercitano nei posti dove le cose si decidono.

Si chiama fare lobby, sana pratica nelle quali certe Regioni e certi politici sono stati maestri assoluti e nella quale dobbiamo ancora imparare parecchio: a meno di non considerare un successo il treno (uno) finora arrivato sui nostri binari. Provare per credere a dare un’occhiata nella non lontana Padova, dove l’ex sindaco Flavio Zanonato nella sua breve parentesi da ministro è riuscito a portare a casa una nuova linea del tram. Intera. A Bergamo siamo ancora fermi a due progetti nel cassetto più la chimera della linea ferroviaria per Orio, dove forse non è il caso di giochicchiare a scaricare l’inerzia tra governo e Regione: vista la situazione, e i trascorsi più o meno recenti, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Quindi meglio stendere un velo e provare ad arrivarne ad una.

Di certo per il momento ci sono i 10 milioni di passeggeri che ogni anno passano da Bergamo. Pendolari in viaggio in condizioni indecenti, in un Paese che ha sì tariffe tra le più basse d’Europa, ma contestualmente investe meno di chiunque sul trasporto pubblico locale. Anzi, semmai taglia, taglia e ancora taglia, scaricando tutto sull’anello più debole della catena: i pendolari. Comune e Provincia devono andare avanti nella loro battaglia sacrosanta, ma i politici ci mettano qualcosa di più della firma: la faccia.

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