Voli low cost, e adesso?
Scenari volanti Orio-Brexit

Gli inglesi sono storicamente il popolo europeo con la maggiore propensione ai viaggi e alle vacanze: una vocazione frutto anche delle non eccelse condizioni meteo dell’isola. Non è quindi un caso che il fenomeno low cost in versione europea (il copyright, ricordiamolo, è appannaggio dell’americano Herb Kelleher con la sua Southwest) sia nato ed esploso Oltremanica: dagli irlandesi volanti di Ryanair che hanno costruito il loro boom sugli scali britannici, Londra Stansted in primis, a EasyJet.

Gli oltre 23 milioni di passeggeri passati per lo scalo londinese nel 2015 sono tutti low cost. EasyJet ha già fatto sapere che intende attivarsi per continuare a garantire le medesime basse tariffe, ma il suo fondatore Stelios Halj-Ioannou ha sibillinamente osservato come agli inglesi viaggiare costerà comunque di più. Del resto la Ceo Carolin McCall era stata chiara nei mesi scorsi: «La Brexit significa la fine dei voli a basso prezzo», aveva detto al Daily Mail. E per EasyJet c’è una potenziale grana in più, quella di dover rinegoziare gli accordi bilaterali con i vari Paesi membri dell’Ue, considerando che il Paese dove fa base non ne fa più parte. A differenza di Ryanair che ha comunque sede in Irlanda. Michael O’Leary era stato ancora più sferzante, schierandosi apertamente per il «remain», promettendo voli Ryanair a prezzo stracciato in caso di permanenza britannica in Ue.

Ora cosa cambia? Forse parecchio, perché EasyJet e Ryanair potrebbero cominciare a ritenere troppo dispendiosa la permanenza dei loro hub principali a Londra. Il secondo scalo per importanza degli irlandesi volanti è Dublino, ma decisamente più decentrato. Il terzo, e primo dell’Europa continentale, è Orio al Serio, e qui la partita potrebbe farsi interessante. Difficile (forse impossibile) pensare ad espansioni massicce sullo scalo bergamasco, considerando gli oggettivi limiti fisici e ambientali, più facile pensare a Malpensa. Dove il primo vettore chi è? EasyJet. E il cerchio potrebbe chiudersi, in quella parte d’Italia con la maggiore propensione al volo, in un Paese dove la compagnia di bandiera di fatto non esiste più e i low cost coprono ormai la metà della domanda interna. Uno scenario mutato che va ad innestarsi sulla trattativa in corso tra Sea e Sacbo per la creazione di una società unica: sospesa in attesa dell’esito delle elezioni a Milano ma destinata a riprendere molto velocemente, considerato l’interesse dimostrato dal neosindaco Beppe Sala, rilevato nei giorni scorsi dal presidente Sea Pietro Modiano. Una società unica capace di gestire le due principali compagnie low cost europee, già operative in loco, tra Malpensa e Orio potrebbe spostare il baricentro delle operazioni più verso l’area lombarda che quella di una Greater London alle prese con le conseguenze della Brexit. Per chi si siederà attorno al tavolo del matrimonio Sea-Sacbo, uno stimolo in più: perché se è vero (e lo è…) che le compagnie vanno dove c’è mercato, quello britannico post Brexit potrebbe rivelarsi non così più conveniente, e in questa partita Orio con il suo know-how e Malpensa con i suoi enormi spazi da riempire potrebbero fare davvero la differenza. Play the game, insomma…

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