Astori, l'emigrante del pallone
Dal «Ponte» alla Nazionale

La Nazionale, ora, è un po' più bergamasca, anche se forse non tutti se ne sono accorti. Perché lo strano destino di Davide Astori, esordiente martedì sera con la maglia azzurra nel match di Kiev con l'Ucraina, vuole che in pochi si ricordino delle sue origini.

La Nazionale, ora, è un po' più bergamasca, anche se forse non tutti se ne sono accorti. Perché lo strano destino di Davide Astori, esordiente martedì sera con la maglia azzurra nel match di Kiev con l'Ucraina (in cui ha ottenuto anche un cartellino rosso), vuole che in pochi si ricordino delle sue origini: e dire che il difensore del Cagliari è bergamasco al cento per cento, essendo nato ventiquattro anni fa a San Giovanni Bianco e cresciuto a San Pellegrino.

Eppure, è uno dei difensori italiani più promettenti e Prandelli sembra volerne fare uno dei punti fermi della Nazionale di domani, così come il Milan (che detiene la metà del cartellino) sembra intenzionato a puntare su di lui per il dopo-Nesta.

Se in pochi si ricordano che è bergamasco, in effetti, è per via dell'esperienza nel settore giovanile del Diavolo. Niente Zingonia per lui, che una decina di anni fa si gettava nel grande salto, passando dal vivaio del Ponte San Pietro (a cui era approdato nel '98 dopo un'esperienza di tre anni nella società di casa, il San Pellegrino) a quello del Milan, approfittando delle sinergie esistenti tra i due club. È per questo che l'Atalanta non è arrivata per prima su di lui.

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