Santoni: «Doni non c'entra»
Ma la sua linea non convince

Nicola Santoni ammette le sue responsabilità ma non quelle di Doni e dell'Atalanta. Cerca di proteggere l'ex capitano nerazzurro con una serie di «non so», ma quello che Santoni non dice è documentato nell'ordinanza.

Nicola Santoni ammette le sue responsabilità ma non quelle di Doni e dell'Atalanta. L'ex preparatore dei portieri del Ravenna, prima quasi un fratello, poi diventato ex amico durante il processo sportivo, ora ridiventato amico del nerazzurro, davanti al gip di Cremona Guido Salvini parla per quasi due ore.

Cerca di proteggere l'ex capitano nerazzurro con una serie di «non so», ma quello che Santoni non dice è documentato nell'ordinanza. Sui soldi consegnati a Parlato, inoltre, smentisce il suo stesso interrogatorio reso il 7 luglio scorso davanti alla procura federale.

L'interrogatorio di garanzia comincia alle 16 da Atalanta-Piacenza 3-0 del 19 marzo. Santoni ammette di aver combinato la partita, con la sconfitta del Piacenza, attraverso il giocatore Carlo Gervasoni e con la complicità di Parlato, Benfenati e Buffone. Su quell'incontro dice di aver scommesso 30 mila euro, di averne vinti il doppio e di averne consegnati a Gianfranco Parlato, il giorno stesso, 30 mila a Parma. Afferma di non sapere nulla del coinvolgimento di Doni e dell'Atalanta.

Parlato, il 9 giugno davanti al pm di Martino, aveva dichiarato che «l'Atalanta, per ottenere la promozione alla serie A alla quale ambiva, era disposta a spendere dei soldi per comprare una o più partite» e che Santoni il 19 marzo gli aveva consegnato 40 mila euro per il suo ruolo di intermediario. L'incontro tra i due, documentato nell'ordinanza, avviene alle 16,40: la partita è iniziata alle 15 e Santoni, pertanto, non avrebbe avuto il tempo materiale per incassare la vincita.

Quei soldi, quindi, doveva già averli con sé. Nell'interrogatorio alla procura federale, Santoni aveva dichiarato di averli anticipati lui stesso, perchè sicuro di recuperarli con la vincita della scommessa: ma si trattava di 15 mila euro, a fronte di una richiesta di Parlato di 25-30 mila.

Quanti soldi sono passati di mano, quindi? 15, 30 (secondo le due versioni di Santoni) o 40 mila (secondo Parlato)? E soprattutto, da dove arrivano? Mercoledì quest'ultimo interrogativo è rimasto senza risposta. La fornisce il gip nell'ordinanza: «Si tratta di una partita molto particolare, perché vede coinvolte tutte e due le squadre e tutte le forze in campo». Da una parte ci sono i «bolognesi», Erodiani, Paoloni, Gervasoni e gli «zingari», dall'altra «c'è il comportamento dell'Atalanta, che sembra coinvolta come squadra e non soltanto attraverso Doni. Il coinvolgimento di quest'ultimo è sicuro, e trae origine da quanto il suo uomo Santoni ha riferito ai vari indagati. La prova della corruzione è data dalla percezione dei 40 mila euro che Santoni ha consegnato a Parlato».

L'interrogatorio si è quindi soffermato sul pagamento della parcella all'avvocato di Santoni, Filippo Dinacci. L'ex allenatore ha raccontato che Doni si era offerto di pagarla, ma che poi il denaro gli è stato consegnato da Alessandro Ettori, del gruppo di Cervia, da parte di «amici» non meglio specificati. Ha poi confermato di avere incontrato Doni ai bagni di Cervia il 27 agosto. Incontro dopo il quale i rapporti tra i due - che si erano fatti molto tesi durante l'estate proprio perchè i soldi tardavano ad arrivare e Santoni minacciava di raccontare tutto ai magistrati - erano tornati amichevoli.

All'uscita dall'interrogatorio, l'avvocato di Santoni si è detto soddisfatto: «Il mio assistito ha chiarito alcuni aspetti e le accuse nei suoi confronti ne escono ridimensionate. Confido che il gip, ma anche il pm, rivedano l'ipotesi accusatoria».

Giovedì 22 dicembre si continua con gli interrogatori di Gervasoni (alle 15) e Sartor (alle 16), venerdì sarà la volta di Doni e Benfenati. La settimana prossima cominciano gli interrogatori investigativi davanti al pm di Martino: il 28 sarà il turno di Alessandro Zamperini.

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