Da auspicare il ritorno di Finardi
Nel settore giovanile atalantino

Auspicare il più che probabile ritorno di Giancarlo Finardi all'Atalanta è sensato. A parlare a favore del cinquantanovenne allenatore di Castel Rozzone sono i brillanti risultati conseguiti negli 8 anni alla guida della Primavera.

Non a caso l'ex centrocampista nerazzurro ha plasmato come meglio non avrebbe potuto gli allora baby Montolivo, Pazzini, Padoin, Lazzari, Agazzi e un folto elenco di affermati professionisti. Valore aggiunto le tre Coppe Italia in bacheca e le due finali per lo scudetto tricolore conquistate sotto la sua gestione. Se poi gli riconosciamo l'umiltà e la dirittura morale e umana, tifare per una sua prossima o addirittura imminente investitura non può che essere salutata con champagne di marca.

In tale angolatura ci va di leggere il tempestivo intervento, in conferenza stampa, di una decina di giorni fa del direttore generale Pierpaolo Marino deciso nel sostenere nuovi e importanti investimenti nel “vivaio”. Altro che, tanto per intenderci, coniugare la politica del risparmio. Puntando su Finardi e con il recente coinvolgimento del direttore sportivo Gabriele Zamagna (già responsabile al Parma) il settore giovanile atalantino dovrebbe, almeno sulla carta, aumentare in qualitativa potenzialità.

Fermo restando, naturalmente, la conferma del maestro per eccellenza Mino Favini che dall'arrivo dello stesso Finardi né trarrà, a detta di molti, soltanto benefici. Inamovibile è anche Walter Bonacina che avrà contatti privilegiati con i tre di vertice e con il mister Stefano Colantuono. In uscita, si sa, da elencare Biffi, Butti, Bergomi e Piotti (i primi due dopo diversi anni di proficua e intensa collaborazione) nei confronti dei quali la società ha parlato di un fisiologico avvicendamento o giu di li.

Alla fine di ogni rapporto lavorativo, specie se non avallato da chi deve lasciare l'incarico, spesso e volentieri seguono sfoghi e sassolini da togliere. Niente eccezioni pure da noi.

Arturo Zambaldo

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