Randazzo, «30 anni con l'Atalanta»
Presentato al Creberg il suo libro

«Che cosa può esserci di più diverso di un siciliano e un bergamasco? Due mondi lontani, due mentalità diverse. Ma questa diventa pura oleografia quando c'è di mezzo una persona di qualità e onesta che spazza via tutti i luoghi comuni. La storia di Giacomo Randazzo, bergamasco di Sicilia, in questo senso va al di là del calcio. E diventa una esemplare storia di vita».

Sono parole di Candido Cannavò, indimenticato direttore della Gazzetta dello Sport, e così si presenta il libro «30 anni con l'Atalanta», scritto da Giacomo Randazzo in collaborazione con Ildo Serantoni. Avverte Randazzo: «Non sono uno scrittore», e si emoziona molto ricordando il grande amico e allora collega alla «Sicilia» di Catania (in sala c'è la moglie Franca Cannavò), dove Randazzo spediva i suoi primi articoli da corrispondente. Per diventare giornalista? «No - spiega Randazzo -, perché nel 1970, spinto da un signore che si chiamava Concetto Lo Bello (arbitro di chiara fama, ndr) sono venuto a Bergamo e ho iniziato questa avventura. Questa è una città meravigliosa, mi sono subito integrato». Il grazie di Randazzo è rivolto al sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, figlio di Luigi, ex calciatore e poi grande dirigente nerazzurro. «Ho l'Atalanta nella mente e nel cuore», risponde Tentorio «e non potevo mancare a questo appuntamento dopo aver letto la richiesta di Randazzo: la invito perché lei è un vero atalantino».

C'è molta storia dell'Atalanta alla presentazione dei «30 anni» nerazzurri di Randazzo, alla sala Traini del Credito Bergamasco: i protagonisti di ieri come Casari, Pizzaballa, Magistrelli, Messina, Magrin, Magnocavallo; quelli più recenti, come Bonacina, Gallo e Rossini. Dirigenti di ieri e di oggi come Piceni, Caffi, Umberto Bortolotti, fino alla vicepresidente Francesca Ruggeri; tecnici come il professor Calligaris, il maestro Bonifaccio fino agli allenatori a cui Randazzo confessa di essere rimasto più legato, Nedo Sonetti ed Emiliano Mondonico, il Baffo che mi ha voluto con sè anche a Torino e a Cremona. E pensare che quando Bortolotti lo scelse non ero nemmeno tanto convinto...».

Randazzo ricorda i presidenti della sua Atalanta, dal «signor Achille» a Cesare. Ripensa con commozione a Enzo Sensi, ai numeri di quegli anni, i 17 mila abbonati del 1984. Irripetibili. «Altri tempi, ma che tempi!». E poi gli otto anni con Ivan Ruggeri: «Meravigliosi. Il libro si chiude con gli ultimi cinque mesi da presidente, un finale amaro. Ma -, aggiunge rivolto a Francesca Ruggeri - le incomprensioni con papà Ivan sono superate e dimenticate». La partita tra Randazzo e l'Atalanta «è finita 0-0, il risultato perfetto, tutti e due abbiamo avuto e dato tanto». Il ricavato del libro (edizioni Corponove, 330 pagine, in vendita a 15 euro nelle principali librerie della città) sarà interamente devoluto all'Istituto Angelo Custode di Predore.

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