Agenzia Spaziale, Martina ambasciatrice
«Prima volta nella storia dell’Esa»

La portabandiera della delegazione italiana alle Paralimpiadi del 2016 terrà a Parigi un discorso per far riflettere sull’importanza del investire nella tecnologia. Farà anche appello al fondamentale ruolo che le grandi imprese hanno in fatto di responsabilità sociale.

Venerdì 13 ottobre la campionessa paralimpica medaglia d’oro a Londra e a Rio de Janeiro, Martina Caironi, parteciperà al «Global Space Economic Workshop» organizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) presso il Forum de Grenelle di Parigi. Lo farà in veste di Ambasciatrice dell’Esa. I maggiori rappresentanti dell’industria europea dello spazio, energia, farmaceutica e automotive prenderanno parte a questo evento: sarà l’occasione per discutere delle innovazioni e delle sfide che la trasformazione digitale sta portando.

Con la bergamasca, Jean Louis Etienne (esploratore e scienziato), Jean-François Clervoy, (astronauta ESA), Andrea Biraghi (Leonardo s.p.a, Aerospazio e settore della difesa) e dalla stazione spaziale internazionale Paolo Nespoli (astronauta Esa). Nel futuro di Martina Caironi si profilano altre collaborazioni di questo tipo, in qualità di Ambasciatrice dell’Agenzia Spaziale Europea, ruolo assegnato per la prima volta nella storia dell’Esa a un non membro dell’Agenzia.

L’evento sarà in diretta a questo link e l’Esa dà il benvenuto con orgoglio a Martina Caironi, «che sarà la prima ambasciatrice della nuova iniziativa lanciata dall’Agenzia Spaziale Europea per sostenere l’innovazione e la creazione di nuovi ecosistemi imprenditoriali – ha dichiarato Luca del Monte, Space Economy Manager presso l’Agenzia Spaziale Europea Esa -. Siamo certi del valore comunicativo di questa figura che ci aiuterà ad allargare le frontiere della famiglia spaziale per aprirci a nuovi settori e soprattutto ad importanti collaborazioni, con l’ambizione di affrontare le sfide globali che si profilano nel prossimo futuro».

«Ci tengo a impegnarmi insieme a quelle realtà che si danno concretamente da fare nel mondo della disabilità, che si ingegnano per trovare soluzioni che passano anche per un processo virtuoso dalla ricerca allo sviluppo in modo trasparente e sostenibile – ha dichiarato la campionessa paralimpica –. Un miliardo di persone al mondo hanno una disabilità e la maggior parte vive nel Sud del mondo, senza alcun sostegno. In Europa il 54% dei bambini con disabilità frequentano scuole speciali, separati dai loro coetanei. Nel mio Paese, l’80% è disoccupato ed è possibile utilizzare solo 240 delle 2400 stazioni ferroviarie italiane».

E aggiunge: «Non è possibile votare in qualsiasi seggio: in certi casi, la disabilità sociale può causare una disabilità politica, non venendo messi in condizione di partecipare alle scelte della propria comunità. La pace, la giustizia, la fratellanza non possono essere raggiunte finché il genere umano non ragionerà in termini di famiglia umana e di villaggio globale in cui le sventure degli uni danneggiano tutti quanti e la serenità collettiva garantisce quella dei singoli e dei popoli. È evidente: c’è urgenza che la società progredisca e garantisca il godimento di tutti i diritti indipendentemente dalle diversità funzionali di ognuno, avendo ben chiaro che le persone con disabilità non cercano carità e commiserazione. La nostra civiltà, per essere degna di esistere, deve puntare su una condotta onorevole, degna spiritualmente, impeccabile ed industriosamente creativa. Le persone affette da disabilità non sono necessariamente seconde a nessuno in questo. La tecnologia è uno degli elementi che può contribuire a questo salto culturale, ma gli esseri umani non si adattano tecnologicamente al proprio ambiente. Sono loro a crearlo, ad adattarlo a loro stessi. In questo senso rappresentano un salto qualitativo dell’evoluzione, sono un ulteriore strumento del dispiegamento della vita nell’universo».

«Le vite umane sono limitate, come i nostri corpi, ma la nostra creatività non ha confini» spiega Chiara Davini, agente di Martina Caironi. «Lo scorso autunno, Martina ha conosciuto Fondazione Fontana Onlus e in gennaio ha visitato il St. Martin in Kenya. E’ stata l’occasione per vedere con i suoi occhi cosa vuol dire vivere con una disabilità laddove la tecnologia non arriva agevolmente: doversi ingegnare ogni giorno per trovare una soluzione e cercare – anche grazie al supporto della comunità e dei volontari formati dal Saint Martin con il supporto della Fondazione - di vivere il più possibile degnamente e sviluppare le proprie capacità. Ha quindi scelto di abbracciare la filosofia delle Fondazione sostenendone e promuovendone alcune attività. A fine anno su questa esperienza uscirà un documentario del titolo “Niente Sta Scritto” che la vede protagonista» conclude Davini.

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