Atalanta, da Sauzée a Costinha
Quando lo straniero è un flop

Nella lunga storia dell’Atalanta sono stati molti gli stranieri che hanno vestito la maglia nerazzurra dando vita a vicende di diverso valore creando anche motivi di discussione, di particolare interesse. La riflessione nasce dopo il polverone Livaja.

La vicenda Livaja, le sue discutibili prestazioni, ma soprattutto il suo comportamento dentro e fuori dal campo sono state al centro delle polemiche scatenatesi in questi giorni. La sua «avventura» atalantina sembra ormai arrivata alla conclusione.

Nella lunga storia dell’Atalanta sono stati molti gli stranieri che hanno vestito la maglia nerazzurra dando vita a vicende di diverso valore creando anche motivi di discussione, di particolare interesse.

Alcuni stranieri, o meglio molti stranieri, hanno scritto pagine memorabili, come gli indimenticabili Hansen, Soerensen, Jeppson, Rasmussen, Gustavsson, Nielsen e Kinces il quale è stato il primo giocatore proveniente dall’estero nell’immediato dopoguerra.

Fra le delusioni straniere, va ricordato Sauzée arrivato dal Marsiglia dopo aver sconfitto il Milan nella finale di Champions. Con l’Atalanta ha disputato solo 16 partite. Peggio di lui a Bergamo ha fatto Costinha, altro giocatore dal palmarès prestigioso (ha vinto la Champions League 2003/2004 con il Porto di Mourinho) che in maglia nerazzurra ha collezionato una sola presenza. E fra gli stranieri approdati all’Atalanta senza lasciare il segno anche Francis (condizionato dagli infortuni), Choutos, Liolidis, Magallanes, Persson, Rodriguez, Valenciano, Vugrinec e, recentemente Matheu e Troisi. Tante, tantissime storie di diversa portata, e non è piacevole pensare che il comportamento tenuto sabato da Livaja farà parte della storia nerazzurra.

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