Fioccano i selfie nella nuova tribuna
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Praticamente dietro la panchina, con il profumo dell’erba a portata di narici e le disposizioni degli allenatori captate senza neanche troppo tendere l’orecchio.

Eccola, la tribuna «pitch view», la penisola di «privilegiati» che ha scalzato il parterre e s’è insinuata a ridosso del campo di gioco. Talmente vicini alla linea del fuori, che manca solo che un giocatore ti inviti a battere la rimessa laterale o che Reja si volti e ti chieda: «Tu chi metteresti?».

È la novità più rivoluzionaria della ristrutturazione del Comunale, annunciata da mesi sui giornali e ieri sera da una parata di suv e auto di lusso, la dimostrazione - quest’ultima - che il censo degli spettatori atalantini è di molto cresciuto rispetto alle scorse stagioni.

«Respiri il clima del match - descrive Sergio Gualandris, amministratore della Elevo di Lallio, uno degli sponsor dell’Atalanta -. Le grida del mister? Sì, qualcosa senti, ma lui è uno pacato. Con Colantuono, da questo punto di vista, ci saremmo divertiti di più. È una sensazione strana, senti il rumore del pallone calciato, senti le urla dei calciatori che subiscono il fallo. È stata un’ottima scelta, anche se devo dire che dalla tribuna hai una visione più globale della partita».

Non è che così, in pratica a bordo campo, si rischia di trattenere l’emozione per non fare figuracce? «All’inizio un po’ di inibizione c’era - racconta Gualandris -, ma quando l’Atalanta ha segnato ci siamo lasciati andare lo stesso -. Qualcuno è pure corso alla balaustra a esultare».

«Veramente bello - s’entusiasma Enzo Catrambone di Nova Milanese, dipendente del Gruppo Percassi, in pitch view col figlio dodicenne Mattia -. Senti persino il profumo dell’erba. In tribuna si capisce meglio la partita dal punto di vista tattico, ma avere i giocatori a due passi è un’emozione unica. Il mister del Frosinone Stellone non urla tanto, però si sentono gli incitamenti dei panchinari».

Questi ultimi non è escluso che possano diventare un giorno amici, come accade per i vicini di pianerottolo. Nicola Bordogna, 17 anni, figlio del titolare dello stabilimento Acqua Bracca, a Monachello ha chiesto il selfie. «L’ho chiamato durante il riscaldamento pre-partita e abbiamo fatto una foto. A fine partita forse mi dà la maglia - racconta nell’intervallo -. Questa tribuna è un’ottima novità. Quando Stendardo ha segnato è venuto qui davanti a esultare. All’inizio, quando le riserve nerazzurre hanno preso posto in panchina, hanno dato il cinque a me e ad altri ragazzi».

Insomma, si va verso una bella americanizzazione dello spettacolo anche al Comunale. Che potrebbe avere i suoi lati positivi, soprattutto se serve a disinnescare gli approcci violenti e tribali alla partita (James Pallotta, presidente della Roma, docet).

Sciarpa nerazzurra al collo, maglietta nera senza maniche, Ivan Cerea di Paladina, operaio della Vetraria Bergamasca, spicca per abbigliamento simil-ultrà in un settore dove predominano la camicie bianche e ben inamidate. «Sono ospite della mia azienda – spiega -, non mi potrei certo permettere una poltroncina qui. Bello: si respira il clima partita, si sentono le arrabbiature dell’allenatore».

È lui uno di quelli indiziati di essersi precipitati alla balaustra per esultare dopo i gol. E del resto, con quel look non poteva essere altrimenti. Ma non è escluso che col tempo pure quelli con la camicia bianca imparino a essere meno inamidati. Nonostante tutto, siamo pur sempre in uno stadio.

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