Il Giro riparte da Rovetta
Tappa dura, lascerà il segno

Lunedì 22 maggio i corridori hanno sgambato sui colli di Bergamo. Tiralongo stringe i denti: ho due costole rotte, ma è la mia ultima corsa rosa.

Dopo la tappa approdata a Bergamo, i corridori si sono allenati sulle nostre strade, soprattutto sui colli di Bergamo. Martedì 23 maggio la 16ª tappa prende il via alle 10,25 da Rovetta, destinazione Bormio, articolata su 222 chilometri, tappa che non potrà non lasciare il segno. Del resto è sufficiente un rapido sguardo all’altimetria per rendersi conto di quanto i 175 corridori leader e comprimari rimasti in gara, sono chiamati a superare. I primi 60chilometri sono di avvicinamento al primo gran premio della montagna, il Mortirolo che si colloca a 1854 metri.

Gli organizzatori non hanno calcato la mano in considerazione delle tappe successive nelle quali in fatto di passi dolomitici, davvero, ce ne sono da fare rizzare i capelli. Non hanno calcato la mano, nel senso che la salita non verrà affrontata dal versante più impegnativo reso celebre dalla performance di Marco Pantani ma nel prosieguo della tappa si profila il Passo dello Stelvio su cui rimane indelebile l’impronta del campionissimo. Passo dello Stelvio percorso due volte prima del traguardo fissato a Bormio. Il tutto in terra di Lombardia. Non ci sembra azzardato prevedere, se non degli sconvolgimenti, delle variazioni in classifica.

Nella giornata di riposo, Paolo Tiralongo a cui hanno fatto visita la moglie Angela e il figlioletto Salvatore all’hotel di Orio al Serio dove l’Astana ha preso alloggio. Il siciliano di Almenno San Bartolomeo (è nato ad Avola, Siracusa, ma vive qui) si sta avvicinando a grandi passi ai 40 anni (compleanno che festeggerà l’8 luglio). Fa sapere che quella di Bormioi «è una tappa durissima ma l’esperienza mi insegna che se ci saranno grandi scossoni in classifica si avvertiranno giovedì nella 18ª tappa Moena-Ortisei: i chilometri sono 137 ma la differenza la faranno i cinque passi dolomitici. Non lasciano respiro. Ho partecipato a undici edizioni del Giro anche se per cadute due volte ho dovuto abbandonare, per cui conosco le difficoltà che si incontrano sulle Dolomiti. La strada in rosa per Milano passa da queste montagne».

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