L’alfabeto di Atalanta-Inter
Per sorridere un po’ col calcio

Dalla a alla zeta, una personale rivisitazione del vittorioso match dei nerazzurri bergamaschi contro quelli milanesi.

ALDO Indimenticabile la scena in cui Giovanni e Giacomo, ferocemente milanesi, sottopongono il loro compare siculo (che tenta di camuffarsi lombardo a sua volta) alla tremenda prova della «cadrega». Si trattava di indicare una sedia, così chiamata in dialetto, ma Aldo indica purtroppo una mela, cacciandosi nei guai. Ricordando che tutti e tre sono interisti, contavamo di vedere in campo, per assonanza, Banèga, ma De Boer ha scelto diversamente. E malamente, pare. E pensare che, nel «Piccolo dizionario milanese» Banega sarebbe stato esattamente tra «Banchèla» (Panchina) e «Barabài»(Persona poco affidabile). La dirigenza dell’Inter pare abbia preso spunto.

BARAK Gli Amici dell’Atalanta, in Tribuna Creberg, non hanno più lo spazio per appendere i loro striscioni storici (qualcuno con età davvero leggendaria). Al loro posto ci sono pubblicità luminose che, come ben sappiamo, sono l’anima del commercio. La società però s’è fatta carico di trovare una soluzione e, già dalla prossima partita, gli Amici potranno appendere i loro striscioni su appositi ganci nella parte alta della Gradinata, all’altezza delle vetrate. Magari non visibili come prima, ma l’importante sarà esserci. L’Atalanta non deluderà i suoi tifosi. Perchè, come dice Obama «Patti chiari, amicizia lunga».

CARTELLINO Quelli dell’Inter picchiano come fabbri, ma l’arbitro Doveri non fa una piega e non ammonisce nessuno per tutto il primo tempo. Considerando che il primo ammonito sarà Konko, nella ripresa, per un contrasto che ha fatto infuriare Gasperini e che costerà la punizione-pareggio di Eder, vien da pensare che, nel primo tempo, l’arbitro si fosse scordato il cartellino giallo negli spogliatoi. E che, ritrovandolo, gli abbia chiesto: «Doveri ?».

DESINENZE Frank De Boer, in un lodevole tentativo di lingua italiana, spiega che l’Atalanta gli è sembrata decisamente più stanca dell’Inter. Chissà fosse stata più fresca! E poi, con qualche difficoltà sulle desinenze, trasforma in «partiti» il plurale di partita. Partiti di qui e partiti di là, partiti di su e partiti di giù. A noi quelli dell’Inter, nelle ultime «partiti», parevan proprio non essere nemmeno arrivati.

INSULTI Nonostante si legga sempre che il mondo del calcio si sia imbarbarito e che le tifoserie siano diventate violente anche con le parole, ieri pomeriggio, all’ennesima svista dell’arbitro (manata in faccia di Medel a Kurtic) dalle tribune è salito al cielo un coro neanche troppo offensivo: «Venduto, venduto». Da ragazzi tifosi in gradinata, anni addietro, ricordavamo ben di peggio. A ristabilire un’adeguata ingiuria, ecco venire in soccorso la pubblicità a bordo campo di una nota azienda vinicola di Grumello del Monte. Le Corne.

LIGA Tra insulti a raffica e minacce incrociate, ad un certo punto gli ultrà interisti hanno intonato un roboante «Vi vogliamo così!». L’Atalanta vinceva uno a zero. Probabilmente sono rimasti influenzati dal grande Luciano Ligabue, tifosissimo interista, che in «Certe notti» canta: «Chi s’accontenta gode, così così...».

VERBI Titolo di ieri mattina su «La Stampa Premium»: «Inter, vincere per dare un futuro a De Boer». Come no? Io Deboerò, tu Deboerai, egli Deboerà, noi Deboeremo, voi Deboerete, essi Deboeranno.

ZOO Troviamo alcuni riferimenti dal mondo animale, come spesso accade, nelle formazioni della partita, ma ci sembravano poche per organizzare uno zoo vero e proprio. Certo, c’è l’addizionale Orsato, sicuramente Ranocchia, il quarto uomo Tasso. Ce ne vorrebbe almeno un altro. Che ci arriva dal dopopartita. Gasperini: «Mi sono imbufalito per quel fallo che c’è costato il pareggio. Era solo un contrasto. Ebbene, se mi tolgono il contrasto, nel gioco del calcio, divento una jena». Missione compiuta, sotto con le gabbie.

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