Parigi-Dakar, al traguardo con una Panda
Impresa del bergamasco Verzeletti

Si tratta della prima utilitaria che è riuscita a concludere il rally più duro e famoso al mondo. Al volante il pilota-imprenditore di Telgate Giulio Verzeletti.

Hanno tagliato il traguardo di Buenos Aires dopo una gara piena di difficoltà e insidie ma ce l’hanno fatta. L'equipaggio lombardo che è composto da due veterani dei rally è riuscito nell’impressa di finire la gara più dura al mondo con un’utilitaria: un’italianissima Panda 4x4. In due fanno quasi 120 anni e 35 Dakar alle spalle fra moto, auto e camion. Sono il bergamasco Giulio Verzeletti, classe ’57, e Antonio Cabini, classe ’56, che hanno compiuto l’impresa di portare fino all’arrivo del rally raid più famoso e impegnativo al mondo un’utilitaria italiana, una Fiat Panda 4x4 equipaggiata con il motore di serie Multijet.

Si sono piazzati al terzultimo posto della classifica (55esimo su 57, ma le auto partite per l’edizione 2017 erano 93) dopo aver completato dieci delle dodici tappe previste: due sono state annullate per via del maltempo. Hanno accusato quasi 77 ore e mezzo di ritardo, 17 delle quali sono di penalità, ma poco importa. Perché la PanDakar è la prima Fiat e la prima utilitaria strettamente derivata da un veicolo di serie a terminare la competizione. L’auto è stata oggetto “solo” di alcuni interventi per adattarla alle sollecitazioni estreme della competizione.

Cabini, il navigatore, è nato a Milano ed ha all’attivo anche un un 54° posto alla Dakar del 2003 in moto, mentre Verzeletti, originario di Telgate (Bergamo), ha esordito nel 1996 sempre in moto, è il pilota. Dell’aspetto motoristico si è occupato Nicola Montecchio, il cui contributo è stato definito “preziosissimo” dal team Orobica Raid. L’intera scuderia vanta complessivamente 40 presenze alla Dakar.

Il motore con il quale PanDakar è arrivata fino a Buenos Aires è da 1.9 litri con 172 cavalli di potenza. Tra le caratteristiche tecniche ci sono le sospensioni Sachs, i radiatori supplementari, la carreggiata allargata, la piastra paracolpi, i sedili, le cinture di sicurezza e l’impianto estinzione Sparco e gli pneumatici Gomme BF Goodrich montati su cerchi OZ 15″. L’omologazione dalla Panda 4x4 è conforme alla disposizioni Fia riservate ai prototipi T1.

Quella della PanDakar è stata l’unica «spedizione» interamente italiana dall’edizione 2017. Ma quello composto da Verzellini e Cabini non è stato l’unico equipaggio tricolore ad arrivare in fondo. Il primo, 31°, è stato quello formato da Dario e Aldo De Lorenzo (Toyota Land Cruise 155). Il 55enne pilota disabile Gianni Luca Tassi (l’Istituto nazionale per l’assicurazione degli infortuni sul lavoro, l’Inail, era tra gli sponsor) assieme a Massimiliano Catarsi (al suo debutto alla Dakar) e ad Alessandro Brufola Casotto si è piazzato 41° al volante di una Ford Raptor. Anche Graziano Scandola e Gianmarco Fossà sono arrivati a Buenos Aires, in 56° posizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA