Remer, un calcio alla promozione?
No grazie, è proprio il contrario

Diverse sono le ragioni per smentire quei tifosi della Remer sul fatto che la dirigenza non punti al salto di qualità nei prossimi playoff (data di inizio il 4 maggio). Elenchiamo le principali. La promozione porterebbe, di colpo, una ventata nuova d’immagine al sodalizio trevigliese

Diverse sono le ragioni per smentire quei tifosi della Remer sul fatto che la dirigenza non punti al salto di qualità nei prossimi playoff (data di inizio il 4 maggio). Elenchiamo le principali. La promozione porterebbe, di colpo, una ventata nuova d’immagine al sodalizio trevigliese visto che sono addirittura venti gli anni di permanenza nella terza categoria nazionale.

Al tempo stesso si sprigionerebbe una ventata di entusiasmo tra i supporter. L’accesso al campionato, definito l’anticamera del basket che conta, allargherebbe di conseguenza il bacino di utenza sugli spalti dello spazioso Pala Facchetti (nell’andata di questa regular season gli spettatori hanno superato di poco il migliaio). Si aggiungano l’ulteriore valorizzazione dei cartellini dei giocatori (senior e under) utilizzati lungo la stagione e l’intervento di nuovi sponsor attirati da maggiori spazi concessi dai media.

Certo, occorreranno maggiori investimenti, comunque, già alla portata dei componenti del compatto gruppo di finanziatori gestito oculatamente da lustri dal general manager Euclide Insogna. A dar man forte, secondo noi, alle effettive possibilità di coronare il traguardo è la caratura tecnica della squadra, non a caso piazzatasi da un paio di settimane dietro alle spalle della promossa Agrigento.

Se la società si fosse accontentata dei soli playoff (da parecchi definiti una sorta di minimo sindacale) non sarebbe ricorsa al mercato d’inverno portandosi a casa pedine del valore di Borra e Gaspardo, senza contare l’ingaggio, sempre a torneo in corso, dell’esperto Krstovic al posto della poco convincente guardia statunitense Gadson. In più coach Vertemati ha trovato, a mo’ di valore aggiunto, mano calda Carnovali, che non godeva di grandi credenziali.

Naturalmente, al di là di queste positive premesse, ci sarà poi da tenere presente l’imprevedibilità delle sfide dirette di maggio. In altri termini non di raro accade che l’atipica atmosfera che si respira sia sul parquet sia sulle affollate tribune ribalti anche i più scontati pronostici della vigilia. Ma su questo argomento e su altri ne avremo modo di parlare diffusamente tra una decina di giorni.

Arturo Zambaldo

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