Un Mondo d’applausi per Jack
«Con quel gol ricorda Morfeo»

Mondonico è sempre quello di una panchina sul fiume, giù nella quiete bassaiola di Rivolta d’Adda. A volte è lui stesso un fiume, in piena. E ti parla, con l’entusiasmo di sempre, del suo essere ambasciatore Unicef e testimonial del Csi, dei suoi «disoccupati» dell’Equipe Lombardia.

Mondonico è sempre quello di una panchina sul fiume, giù nella quiete bassaiola di Rivolta d’Adda. A volte è lui stesso un fiume, in piena. E ti parla, con l’entusiasmo di sempre, del suo essere ambasciatore Unicef e testimonial del Csi, dei suoi «disoccupati» dell’Equipe Lombardia, della sua visita a L’Aquila, l’altroieri, dove si è stabilito che nelle quinte elementari si farà educazione fisica. Due sere fa, alla «Domenica Sportiva», è bastata una sua domanda a Pippo Inzaghi su Bonaventura per scatenare commenti e ricordi in salsa atalantina.

Chi ti ricorda di più, Jack, tra i tuoi compagni nerazzurri dell’epoca ?

Inzaghi ha risposto Lentini, ma il mister tiene a precisare: «Come ruolo e come movimenti, da sinistra ad accentrarsi, Bonaventura ricorda in effetti Lentini. È anche più veloce e ha più fisicità. Ma il gol che ha fatto è un colpo alla Morfeo. Solo Domenico poteva rendere facile una conclusione complicata come ha fatto Jack, con grande lucidità, un movimento veloce di gambe e il pallone a scavalcare».

Inzaghi, il suo goleador, in panchina. Sembrava un po’ presto.

«A dir la verità sembrava presto anche per me, ma lui è stato straordinario nell’approccio e ha affrontato in modo esemplare un ambiente depresso, ridando entusiasmo. Solo uno esperto poteva comportarsi così. Si vede proprio che ce l’ha dentro».

Come fare il capocannoniere.

«Attenzione, che Pippo ha vinto il titolo solo con quella Atalanta, che giocava in base alle sue caratteristiche. E con quella mia domanda volevo parlare di queste cose nostre, del nostro passato, che magari gli altri non sanno. Detto questo e considerando che gli allenatori vengono giudicati dai risultati, credo che Pippo, bravissimo anche nella comunicazione, potrà fare davvero bene».

Per Bonaventura, però, c’è stato il lavoro di cesello di Colantuono.

«Credo che il ragazzo debba ringraziare Colantuono in eterno. Lui è il classico giocatore moderno, che sa fare bene entrambe le fasi. Un tempo il terzino faceva solo quello e se lo spostavi venti metri erano guai grossi. All’Atalanta me ne parlavano da tempo Favini e Finardi, ma se è diventato bravo lo deve al fatto che per i giovani l’unica strada è quella di fare fatica. E il bastone e la carota del suo mister sono stati l’accompagnamento più prezioso. Non capirò mai l’assurdità del suo ingaggio all’ultima ora di mercato. Uno come lui».

Quindi con i giovani…

«Ci vuole pazienza, i nostri hanno bisogno di un po’ più di tempo. Guardate che figura hanno fatto, a Milano, Zaza e Berardi, dopo i complimenti per le partite nelle loro Nazionali. Non è sempre colpa degli allenatori se non giocano subito. Ma Bonaventura esce da Zingonia. Farà benissimo».

Il Mondo saluta e torna in cascina, dove l’aspetta mamma Stefana, 95 anni. Forse un po’ di pazienza, all’epoca, ce l’ha messa anche lei.

Pier Carlo Capozzi

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