I vecchi borghi sbarrati dai cancelli
Ecco via San Tomaso nel 1890

«I cancelli ostruivano, impacciavano e infastidivano la circolazione, irretivano tutta la città quasi fosse un grande reclusorio di delinquenti pericolosi». Scriveva così il saggista Carlo Traini a proposito dei cancelli della cinta daziaria di Bergamo, abbattuta ai primi del Novecento. Questo scatto di Storylab ci offre l’occasione per tornare a parlarne.

Lo scatto di questa settimana, tratto come sempre da Storylab, ci mostra via San Tomaso nel 1890. È la strada, per intenderci, che dall’incrocio via Battisti/Santa Caterina sale verso l’Accademia Carrara. Nello scatto si vede chiaramente un cancello, è uno dei cancelli della cinta daziaria di Bergamo abbattuta all’inizio del 1900. I cancelli, sorvegliati da guardie daziarie, sparirorono con la demolizione delle Muraine, le quattrocentesche mura che circondavano la città bassa. Quello di San Tomaso non era l’unico, ovviamente: cancelli simili sbarravano via Broseta, via Osio, Cologno, San Bernardino, Porta Sant’Antonio, via Tre Armi, il vicolo Lapacano e Porta Nuova. «Chi non li ha visti, quei cancelli, non può farsi un’idea della loro arcigna fisionomia ostile – scriveva Carlo Traini –. Anche ad esservi abituati, incutevano timore e fastidio». E aggiungeva: «C’erano poi, a questi passaggi obbligati, le guardie daziarie; gente che, con poca creanza e meno riguardi, metteva le mai addosso a tutti e a tutto, ficcavano le stesse e il loro ispido mostaccio nelle ceste, nelle gerle, nei bauli, nei cassetti dei landò signorili come in quelli dei calessi o sotto i sedili dei barocci, sopra i carretti di legna o di vettovaglie; con una verga di ferro sforacchiavano involti di biancheria, sacchi e ceste di ortaggi e balle di fieno o fascine di legna da ardere. Dispute, litigi, ingiurie, parolacce, frizzi, moccoli davano empito drammatico a quest’azione farsesca di fastidiosi controlli». Ecco il confronto fra ieri e oggi (foto Bedolis).

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