Così si «parla»
all’amico a 4 zampe

Le basi della cinofilia moderna si basano sul corretto approccio relazionale con il nostro amico a quattro zampe e puntano anche sull’attenta osservazione dei vari «linguaggi» con i quali i cani comunicano non solo tra loro, ma anche con le altre specie, tra cui quella umana.

Sta a noi conoscere cosa in quel momento stanno tentando di trasmetterci e come quindi comportarci di conseguenza. Parecchi incidenti potrebbero essere evitati se sapessimo interpretare correttamente le situazioni potenzialmente pericolose, e un buon corso di educazione può dare sicuramente molte nozioni in materia.

Durante le sessioni di educazione si insiste molto sull’importanza dei gesti e di quanto sia altrettanto importante che il cane ci osservi attentamente, ma sarebbe limitativo soffermarci solo su questo. Avete mai pensato ad esempio che per imparare una buona condotta al guinzaglio la posizione dei nostri piedi è importantissima? Impostare il comando «piede» risulta infatti molto più facile se li teniamo ben dritti e rivolti nella direzione che desideriamo prendere. Mantenere poi una postura ben dritta unita a un passo deciso, comunicherà al cane la nostra sicurezza.

Uno degli errori più comuni è proprio la consuetudine di impartire i comandi piegandosi sulla schiena. Innanzitutto ne va della nostra credibilità. Inoltre una persona adulta, piegandosi su un bambino assumerebbe anche una posizione quasi schiacciante, soffocante.

Trasliamo il tutto sui nostri amici a quattro zampe: pensate a come possa sentirsi un cane nel vedersi sovrastare dal nostro corpo, magari sentendo anche la nostra voce che ripete con insistenza «Seduto! Seduto! Seduto!». Inquietante vero? Immaginatevi poi se il destinatario fosse un minicane come un pinscher o uno shih-tzu. Nel caso comunque volessimo (o dovessimo) abbassarci, ad esempio proprio per insegnare i primi comandi ai cani di piccola taglia, facciamolo piegando le ginocchia e tenendoci al loro fianco! Abbassarci in questo modo inoltre rappresenta anche un buon stratagemma per richiamarli a noi quando sono liberi.

Una corretta postura può aiutare anche a gestire meglio cani troppo invadenti o esuberanti girandoci di spalle ad esempio gli comunicheremo che non ci interessa la sua esuberanza, e la cosa, ripetuta nel tempo, può funzionare anche con quei soggetti che disturbano i nostri pasti a oltranza. Allargare le braccia e fare uno o due passi verso il cane che invece è solito saltarci addosso appena arrivati a casa può davvero rivelarsi utile a farlo smettere (se non bastasse girarsi prima di spalle): attenzione, questo vale per quei cani che lo fanno per giocosa esuberanza, non nel caso di un cane reattivo e che si innervosisce facilmente o di un quattro zampe particolarmente pauroso. Con questi soggetti dobbiamo fare molta attenzione: anche solo una nostra postura «sbagliata» potrebbe potenzialmente rivelarsi pericolosa. Come vedete, il linguaggio del nostro corpo, a patto che si impari bene a utilizzarlo, può diventare uno strumento fantastico per comunicare con gli amici pelosi: possiamo ad esempio interporci tra due cani che stanno giocando un po’ troppo animatamente per indurli a calmarsi, oppure possiamo metterci in ginocchio e far loro l’«inchino» per invitarli a giocare con noi, o ancora rallentare il nostro passo e i nostri movimenti per comunicare che il momento del gioco sfrenato è terminato.

E il cane invece in che modo comunica con noi? Nella sua innata semplicità il cane ha sviluppato sistemi molto interessanti e, soprattutto, universali per comunicare, e non soltanto con i suoi conspecifici. Una bravissima etologa norvegese, Turid Rugaas, in uno studio durato ben dodici anni, ha osservato il sistema di comunicazione dei lupi, ne ha decodificato i segnali e ha poi verificato che anche i cani, nonostante la progressiva e plurimillenaria domesticazione, utilizzano ancora questo «vocabolario», e lo fanno quotidianamente anche nei nostri confronti. Per far capire cosa intendo, vi porto un esempio: anni fa in famiglia avevamo un «tostissimo» schnauzer nano, Axel, tutto nero (specifico il colore del mantello perché, vedrete, è importante). Non sono mai riuscito a fotografarlo da vicino: ogni volta che mi avvicinavo con la macchina fotografica per ritrargli i suoi bei baffoni, automaticamente girava la testa. Spostavo la fotocamera e allora tornava a guardarmi leccandosi subito il naso, ma se ci provavo nuovamente, ecco che rigirava la testa. Logico, capivo che non gli andava, quello che non sapevo è che stava comunicando con me nella sua «lingua», utilizzando molto correttamente due «segnali di pacificazione» – detti anche «segnali calmanti»: girare la testa e leccarsi il naso (quest’ultimo utilizzato ancor di più dai cani dal mantello nero o molto scuro in quanto la lingua, che nella maggior parte dei cani è di colore rosa, è molto ben visibile). Per questo motivo è molto importante per chiunque possegga un cane imparare a riconoscere questi segnali. Non necessariamente infatti il cane si lecca il naso per comunicarci qualcosa, bisogna saper discernere quando ciò rappresenta un segnale da quando invece si tratta di una leccatina di routine.

I segnali di pacificazione sono tantissimi, da quelli sopra citati ad altri, quali immobilizzarsi, sedersi, frapporsi tra noi, alzare una zampetta (tipico di quando lo sgridiamo perché ha combinato qualcosa). Alcuni sono meno riconoscibili e individuabili, quali schioccare le labbra o sbattere le palpebre, ma non meno importanti.

Come imparare a interpretarli correttamente? Gli Istruttori cinofili sono sicuramente i migliori referenti da chiamare in causa, ma possiamo apprendere molto anche osservando attentamente i cani che interagiscono tra loro, meglio ancora se liberi nelle aree a loro destinate. Anche Internet può darvi tanto, Youtube racchiude davvero tanti filmati che riproducono queste situazioni. Saper riconoscere questo «linguaggio» ci permette non solo di entrare ancor di più in sintonia con il nostro amico peloso, ma metterci eventualmente anche al riparo da situazioni potenzialmente pericolose. Basti pensare che, a parte alcuni casi in cui il cane ha evidenti problemi di aggressività, prima di arrivare al morso, esiste una scala di segnali che dovrebbero metterci in preallarme ma che troppo spesso ignoriamo, confondiamo o a cui semplicemente non facciamo assolutamente caso.

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