Pontirolo, mamma morta nello schianto
«Ci hanno impedito di donare gli organi»

I familiari avevano dato il consenso, ma la procura ha disposto l’autopsia
«Peccato, avremmo voluto che Laura continuasse almeno a vivere nel corpo degli altri».

Nella casa dei nonni a Medolago il piccolo Pietro è riuscito a prendere sonno, coccolato dal papà Fabrizio. Ha 22 mesi e ancora non sa che la sua mamma Laura non potrà più abbracciarlo. «Ma sembra aver già percepito qualcosa: piange, è nervoso e non lo era mai – sottolinea il nonno Francesco –. Quando la mamma veniva a prenderlo qui da noi, finito il lavoro, appena sentiva il campanello suonare si alzava ed esclamava: “mamma!”. Invece dall’altro giorno non lo dice più. In compenso non si stacca mai dal papà, non vuole che si allontani mai. È un dramma indescrivibile».

Ventiquatt’ore dopo l’incidente, la morte al Niguarda. Il compagno – pure medico cardiologo, in servizio alla Cardiologia 1 del Papa Giovanni XXIII di Bergamo – e i genitori avevano già dato il via libera per la donazione degli organi. Ma il loro desiderio non si è potuto concretizzare: «Ci hanno detto che non si poteva fare, perché la magistratura aveva in programma l’autopsia». In effetti la procura di Milano ha aperto un fascicolo sull’incidente e disposto l’autopsia sul corpo di Laura (l’esame sarà eseguito all’obitorio di Milano e la famiglia Toffetti-Giufrè ha nominato un proprio perito di parte).

«Anche l’organismo nazionale che gestisce i trapianti aveva chiesto si procedesse, ma alla fine è stata staccata la ventilazione perché la procura aveva deciso così – racconta il suocero –. Francamente non comprendiamo il motivo di questa decisione. Tutti noi avremmo infatti voluto che Laura in qualche modo continuasse a vivere in altre persone, grazie ai suoi organi».

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