Stop alla mannaia sugli uffici postali
Il Tar contro tagli e riduzioni d’orari

Per tirare un sospiro di sollievo forse è un po’ presto, ma I cittadini dei paesi interessati dagli taglio degli uffici postali possono guardare al futuro speranza.

Le ultime notizie infatti sembrano confermare lo stop alla mannaia pronta a calare, almeno fino allo scorso anno, su alcuni servizi periferici. Poco importanti se si guarda l’azienda nel suo insieme, fondamentali per chi abita in aree già poco servite. Gli investitori e il mercato azionario paiono concentrarsi sull’ipotesi di un ulteriore collocamento sul mercato da parte del Ministero del Tesoro di una quota del 30% della società, che si andrebbe ad aggiungere al 35% venduto in occasione della quotazione in Borsa, scattata il 27 ottobre dello scorso anno. Ad interessare il territorio, anche in Bergamasca sono invece servizio recapito (al centro dello sciopero, con un’adesione dell’80% dei dipendenti) e riorganizzazione degli sportelli, per i quali era scattato a febbraio 2015 un specifico piano. Oggetto di chiusura gli uffici di Grignano (frazione di Brembate), Botta (Sedrina), Petosino (Sorisole) e Ponte Giurino (Berbenno), mentre una riduzione di servizio era toccata a Barbata, Pumenengo, Torre Pallavicina, Gorno e Roncola (da sei a tre giorni settimanali) e Averara e Moio de’ Calvi (due giorni settimanali).

Il tavolo di confronto bipartisan aperto in Regione aveva convinto Poste Italiane ad un parziale dietrofront e a beneficiarne era stato l’ufficio postale di Valsecca a Sant’Omobono Terme, in un primo tempo indicato fra quelli destinati a chiudere. Ora l’aria sembra cambiata, con Poste Italiane che pare intenzionata ad accantonare la scure dei tagli. Questo dopo che anche documenti governativi hanno sottolineato come la capillarità del servizio postale debba essere risorsa e non onere.

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