Aiutò uomo accusato di terrorismo
Preso mentre tenta la fuga dalla finestra

Sapevano chi era, lo cercavano da mesi, da quando era stato emesso il fermo nei suoi confronti. Ma lui, il somalo «Mohammed», si nascondeva nelle pieghe di una clandestinità facilitata dai documenti falsi: coi quali aveva una certa dimestichezza, visto che campava procurandoli ai migranti disposti a sborsare migliaia di euro per il viaggio della speranza.

E pazienza se fra questi c’era gente in odore di jihadismo. Come Ahmad Alali Alhussein, alias Faowaz Arhad, siriano di 31 anni, il «vigile» dello Stato Islamico arrestato a novembre dalla Polaria allo scalo di Orio insieme a un connazionale minorenne, mentre tentava di imbarcarsi su un volo per Malta con un passaporto norvegese farlocco e portandosi dietro - custodite nella memoria del cellulare - foto compromettenti: immagini di lui che imbraccia il kalashnikov o che indossa la divisa della polizia stradale dell’Isis, cadaveri e simboli riconducibili al Daesh.

Il somalo non faceva certo lo schizzinoso: bastava pagare e il viaggio da disperati di lusso - con aereo di linea e non sulle carrette del mare - era assicurato. La Digos di Bergamo, con la collaborazione dei colleghi romani, lo ha scovato la notte tra giovedì e venerdì in un albergo della capitale. L’hanno preso mentre stava cercando di fuggire dalla finestra dell’albergo. È Ali Awil Khadar, nato il 1° gennaio 1985 in Somalia (sempre siano vere le generalità che aveva fornito all’epoca), in possesso di titolo di viaggio per rifugiati politici nr. MT9939505 emesso dalle autorità maltesi, il «Mohammed» genericamente indicato da Alali e dal compagno di viaggio minorenne. Ora è in cella con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dal fatto di aver aiutato elementi sospettati di terrorismo internazionale. «Mohamed» risulta aver fornito supporto logistico non solo ai due siriani arrestati a Orio, ma anche ad altri due finiti in manette negli stessi giorni all’aeroporto di Ciampino: pure loro con foto dell’Isis sul cellulare.

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