Anti terrorismo, monitorati in cella
5 detenuti a rischio radicalizzazione

Il comandante della Penitenziaria: «Istituito un nucleo investigativo per controllarli».

Due secoli di vita per la polizia penitenziaria, tra tradizione e nuove sfide d’attualità: spicca in particolare quella, recentissima, legata all’anti-terrorismo. La parola d’ordine è prevenzione: un apposito nucleo investigativo composto da agenti della Penitenziaria tiene monitorate situazioni e persone potenzialmente a rischio rispetto al pericolo della radicalizzazione di matrice jihadista all’interno degli istituti penitenziari di tutta Italia. Mission che riguarda da vicino anche il carcere di via Gleno e tutti i 238 agenti in servizio che, proprio in occasione della cerimonia ufficiale del 200esimo anno di fondazione del corpo di polizia, si sono ritrovati ieri in Città Alta nell’aula magna dell’Università di Bergamo per festeggiare l’ anniversario dei 200 anni del Corpo

Il comandante, inoltre, nel corso della cerimonia ha illustrato gli ultimi dati riguardanti l’attività della polizia Penitenziaria di Bergamo, partendo dalla carenza di organico, che in sei anni ha visto un taglio di ben 55 agenti, dai 293 ai 238 attuali, e dal sovraffollamento della popolazione carceraria, che oggi conta 558 persone, di cui 340 condannati a pena definitiva. Per quanto riguarda la nazionalità, i detenuti stranieri provengono da 32 Paesi differenti, prevalentemente Marocco, Tunisia e Albania, e costituiscono il 55 per cento del totale di ospiti. Significativi anche i numeri relativi all’espletamento dei servizi di traduzione per motivi di giustizia e dei piantonamenti per ricoveri e visite ospedaliere. Nel corso del 2016, sono state infatti effettuate 3.059 traduzioni di detenuti, per un totale di 4.540 impieghi di agenti, e sono stati piantonati 96 detenuti, per 2.781 servizi.

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