Auto, il comparto torna a crescere
La più comprata a Bergamo? Lancia Y

Il comparto dell’auto nel 2015 ha finalmente cominciato a risalire la china: negli scorsi 12 mesi infatti sono state immatricolate a Bergamo e provincia 26.800 vetture, contro le 23.315 del 2014, con un incremento quasi del 15%.

Poco meno di quanto messo a segno dal mercato nazionale, passato nel frattempo da 1,369 a 1,583 milioni di automobili vendute (più 15,7%). Si tratta del miglior risultato degli ultimi quattro anni.

Nel solo mese di dicembre 2015 nella nostra provincia sono state immatricolate 1.997 vetture contro le 1.673 dello stesso mese del 2014 (più 19,4%, contro il dato nazionale del 18,4%). Su base annua troviamo in testa la Fiat, con 3.526 automezzi venduti (274 nel solo mese di dicembre) con un incremento del 19,4% rispetto al 2014 e una quota di mercato che ora raggiunge il 13,16% (era del 12,67%). La piazza d’onore va anche quest’anno alla Volkswagen, con 2.590 mezzi venduti contro i 2.432 del 2014, con un aumento del 6,5%. Sempre sul podio, ma al terzo posto, la Opel con 2.001 autovetture immatricolate (più 13,1% sulle 1.770 unità dell’anno precedente).

Va alla Lancia Y, per il secondo anno consecutivo, l’Oscar dell’auto più venduta nella Bergamasca, con 1.346 pezzi piazzati (+35,7% sui 992 del 2014), seguita dalla Fiat Panda (1.127 vetture immatricolate, +28,7% sulle 876 dell’anno prima). A ruota la Volkswagen Golf (1.037 unità, +17,2% sulle 885 dei dodici mesi precedenti) e la Polo, vettura sempre della casa tedesca: 927 i mezzi consegnati (+11,7% sugli 830 del 2014). Seguono Renault Clio (910 unità, +5,9%), Ford Fiesta (840, + 9,2%), Fiat Punto (818, +9,2%), Toyota Yaris (676, uguale al 2014), Opel Mokka (645, + 15%) e Opel Corsa (621, +31,3%).

Con una curiosità sulle auto più lussuose: l’anno scorso nella Bergamasca sette vetture del Cavallino rampante sono finite nei box di facoltosi proprietari, contro l’unica che era stata venduta nel 2014. Anche la Lamborghini è passata da uno a tre bolidi consegnati.

Leggi su L’Eco di Bergamo dell’8 gennaio due pagine di approfondimento

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